Franca Valeri, prima di tutto
ROMA- La geniale caratterista riveste nuovamente i panni della “Vedova Socrate” al Teatro Valle di Roma. Ma, sotto la strabordante parrucca, rimane “Franca” come sempre. Infatti, c’era una volta Franca Maria Norsa. Lei nacque 90 anni fa in quel di Milano da buona famiglia borghese, imparentata con l’attrice meneghina Fanny Norsa.
Poi il suo nome tramutò in Franca Valeri. E poi, dalla sua genialità d’artista, videro la luce anche la “Signorina Cesira”, ritratto contemporaneo della borghesia milanese, e, più tardi, anche la Signora Cecioni, romana borgatara dai grandi bigodini e dal grande eloquio telefonico con “mammà”. Senza trascurare, ovviamente, Cesira la manicure. Simbolo femminile di così rara arte, ma soprattutto ritratto di una Italia che, dal dopoguerra al boom economico, cresce e si modifica in usi e costumi, terminologie ed azioni.
60 anni di carriera sulla scena, sempre in maniera elegante, con l’ironia pacata di una esile donna, ma con la presenza scenica di un caterpillar. E’ di nuovo lei, come decenni fa, con la stessa verve ed un surplus di aplomb per una donna che, nonostante un’età non prettamente giovane, costruisce personaggi e teatralità come se nulla fosse cambiato. E’ la Franca Valeri di sempre, ormai vecchietta minuta, ma con un carattere ed una determinazione che la rendono magnificamente unica.
Più che giusto, addirittura doveroso, l’omaggio del Teatro Valle a quest’Artista (notasi la “A” maiuscola). Si parte con la prima nazionale di Non tutto è risolto, per proseguire con un cavallo di battaglia, scritto, diretto ed interpretato dalla Franca nazionale, La Vedova Socrate (senza contare le due serate speciali cinematografiche e musicali), vincitore del Premio Eti Olimpici 2003 per il miglior monologo. Il racconto della signora Santippe, neanche troppo affranta dalla perdita del proprio adorato maritino nonché grande filosofo greco, si ispira alla celebre Morte di Socrate di Friederich Dürrenmatt. Senza peli sulla lingua, la vedova promette di dire tutto sulla vita con lui e con i suoi “amichetti”, tra le quattro mura di casa e nella bottega di cui è unica amministratrice.
Una storia, quella di Santippe, che si intreccia con le ben note vicende processuali del marito, nonché con aneddoti e storie di altri importanti autori leggendari: Platone, Aristofane, Alcibiade, “che conosceva bene”. Senza mai perdere occasione di marcare, con buon gusto, vizi e difetti di ognuno, e di rivelare le dinamiche sessuali del gruppetto, privandole di qualsivoglia connotazione negativa e diversificante. Una donna di carattere che ammalia e conquista, nel suo monologo come nella vita, interpretata da una Franca Valeri la cui mimica e sagacia è rimasta quella autentica e genuina di anni or sono. Come se nulla fosse mai cambiato. Tanto di cappello.
Francesco Salvatore Cagnazzo
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