2011: si avvicina la fine del mondo?
Inizia un nuovo anno. Inizia in sordina. E intanto il 2012, data che i Maya in un lontanissimo passato hanno catalogato come la fine del mondo, si avvicina.
Ogni cultura, nel corso della millenaria storia dell’umanità, ha rivolto uno speciale interesse alla “fine del mondo”, all’Apocalisse”, alla catarsi finale.
Nei miti, nelle religioni e nelle diverse espressioni artistiche, sempre e ovunque gli uomini hanno mostrato segni di una forte convinzione che un giorno il tempo finirà, spesso accompagnata dalle incertezze e dalle paure suscitate da una simile immagine.
Quest’anno il Festival delle Scienze di Roma 2011, ospite dell’Auditorium Parco della Musica dal 20 al 23 gennaio, affronterà il tema come sempre dalla prospettiva della scienza più avanzata, riunendo i grandi nomi della ricerca scientifica italiana e internazionale, ma anche letterati, filosofi e storici della scienza, osservatori ed esperti per capire e discutere, non senza una certa dose di salutare ironia, che cosa sappiamo davvero del tramonto finale che ci attende.
Il programma della quattro giorni romana è molto denso, caratterizzato da sei sessioni di lavoro e di incontri: Lectio Magistralis, Dialoghi, Incontri, Aperitivi scientifici, Documentari e il Corner Radio 3Scienza (il programma completo del Festival può essere facilmente consultato sul sito www.auditorium.com).
Saranno quattro gli interessanti documentari a cura del National Geographic, provocatori scenari catastrofici legati ad altrettante situazioni limite per il nostro Pianeta, illustrati con grande rigore scientifico, ma in maniera divulgativa per le scuole e per il vasto pubblico, al fine di poter comprendere le conseguenze di questi cambiamenti radicali: World Without Oil, con introduzione di Ugo Bardi (docente di Chimica Fisica presso l’Università di Firenze); Population Overload, con introduzione di Giovanni Spataro; When the Earth Stops Spinning, con introduzione di Antonio Meloni (dirigente di ricerca); e Betrayed by the Sun, con introduzione di Mauro Passerotti (Astronomo presso l’INAF-Osservatorio Astronomico di Trieste e docente presso il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Trieste).
Altra segnalazione interessante quella riguardante la riflessione provocatoria e sorprendente sui modi di guardare alla nostra esistenza collettiva che sarà presentata da Ian McEwan, maestro della letteratura contemporanea, nella giornata di apertura del Festival, il 20 gennaio alle ore 19 presso la sala Petrassi, dal titolo emblematico: Blues della fine del mondo. L’umanità si è sempre lasciata incantare dai racconti che annunciavano la sua totale distruzione: gli ultimi giorni, il tempo della fine, l’estinzione della vita sul pianeta. Oggi, la fantasia di una fine violenta e collettiva risorge nei movimenti apocalittici. “Ma se la credenza apocalittica è una funzione della fede, quell’intima convinzione che non richiede alcuna conferma, allora l’antidoto non è tanto la ragione quanto l’impulso umano alla curiosità. Perché il mandato della nostra maturità è agire con saggezza, scegliendo tra salvezza e autodistruzione“, dice McEwan.
Il Festival cercherà di far luce sulle evidenze che vengono dal mondo della ricerca e sulle possibili previsioni che si possono estrapolare e dedurre da esse. Ad accompagnare la discussione sulle possibili cause, altri incontri affronteranno gli aspetti più etici e filosofici del problema, senza dimenticare un punto di vista più psicologico: perché la fine del mondo è così radicata nel nostro immaginario? Perché l’idea della Fine popola in modo così pervasivo i nostri plot narrativi, le favole, i libri, i film, i documentari, i notiziari e le opere artistiche di mezzo mondo? E quanto davvero ci dovremmo preoccupare di tutto questo?
Per finire: tra le più famose e catastrofiche previsioni dell’Apocalisse c’è sicuramente quella di Nostradamus (morto il 2 luglio 1566) che fissa la data dell’Apocalisse il 12 Dicembre 2012 e insieme a lui i Maya, gli Hopi dell’Arizona, la Sibilla di una tribù africana del Mali, e tanti altri. Ma bisogna ricordare anche che sul loro calendario i Maya fanno scorrere gli anni che, riportati sul nostro, danno la data del 2012 dopo Cristo, ma Dionigi il Piccolo, è unanimamente accertato, sbagliò la data di nascita di Gesù Cristo che andrebbe collocata indietro da 4 a 7 anni. Pure Nostradamus indicò una data, ma il calendario Giuliano venne modificato dopo la sua morte essendo sostituito dal Gregoriano che perse 11 giorni nei confronti del calendario precedente.
Quindi, sulla base di tali profezie, quale sarebbe la vera data profetizzata come fine del mondo?!
Diceva Charles M. Schulz (celebre autore di fumetti statunitense, conosciuto in tutto il mondo per aver creato le strisce dei Peanuts): “Don’t worry about the world coming to an end today. It is already tomorrow in Australia”. Pillole di filosofia spicciola…
Edyth Cristofaro
(Immagine in copertina di Alessia Cosio)
Auditorium Parco della Musica, editoriale, Edyth Cristofaro, Festival delle Scienze di Roma 2011, martelive, martemagazine, roma