Francesco Spaggiari “Riedicolizza” Hotel Balima
Cena francescana, un buon vino e quattro chiacchiere con il cantautore Francesco Spaggiari, sono l’occasione per farsi raccontare come ha avuto l’idea del Riedicola Tour e aggirarci nei meandri del suo primo disco: Hotel Balima.
Undici tracce, prodotte assieme al musicista e arrangiatore Piergiorgio Faraglia, che hanno bollito nella voce e nel cuore del musicista romano per poi esplodere, decantare tra la canzone d’autore, il folk rock e il legno vivo. Hotel Balima è un luogo piccolo piccolo, ma ricco di pensieri e parole da condividere, di gente che vive e sospira anima e cuore.
Ciao Francesco, Il tuo Riedicola Tour è in corsa. Ci racconti come hai avuto l’idea di portare la tua musica in strada?
Quella del suonare in strada è una fascinazione lontana, un confronto spietato e diretto. Vedi, io credo che se una canzone non si regge in piedi con la sola voce e uno strumento che ti accompagna, forse non potrà mai funzionare. Per questo la strada è un palco importante: un banco di prova unico. Di fatto la mia musica nasce e cresce proprio per la gente, è popolare. Se non avessi progettato il “Riedicola Tour” avrei suonato lungo e sotto i ponti, come ho fatto già in passato esibendomi a Ponte Sisto. Il problema è che senza un’adeguata amplificazione il suono tende a disperdersi troppo velocemente. In questo caso la corrente elettrica per collegare il mio piccolo impianto me la danno gli edicolanti che ho conosciuto durante questa mia particolare esperienza. Ho avuto modo di conoscere un mondo nuovo per me, quello di persone che vivono la strada tutti i giorni e conoscono ogni momento di vita della gente. La loro edicola è un punto di osservazione unico e raro. Quando ho parlato con il marito della titolare dell’edicola di piazza Farnese avevo appena cominciato il giro ed ero un po’ impacciato, quasi timoroso. Lui mi ha detto che non devo avere riverenze e che potevo chiedere senza remore, perché loro sono persone che vivono la strada, e sono abituati a relazionarsi. Solo l’edicola di Campo de’ Fiori mi ha accolto con una certa diffidenza, ma forse è stata colpa mia presentandomi lì, con i miei dischi nuovi di zecca, di sabato mattina, in pieno fermento tra acquirenti, turisti e il mercato rionale. Ha pensato fossi quello della folletto e mi ha praticamente cacciato. Dopo però ho preso il via. Andavo con la mia cartellina e gli lasciavo il disco. In fondo mi sono relazionato con persone che sono abituate a fare del commercio. Pensa, il “giornalaro” a Garbatella (storico quartiere romano – N.d.R.) è un cantante lirico e ha un vero e proprio impianto stereo installato nella sua edicola. Ha messo subito su il mio disco, lo abbiamo ascoltato e gli è piaciuto.
Ma come hai avuto l’idea di riedicolizzare la tua musica?
Dunque, ho ritirato le cinquecento copie del mio disco a L’Aquila. Mi piaceva l’idea di andarle a ritirare di persona. Sono andato con la mia compagna. Ad un certo momento, guardando i dischi, mi sono detto: “e adesso come si vendono?” considera che io non faccio molti concerti, e cercare le serate nei locali non è impresa facile. Mi è venuta subito in mente l’idea del conto vendita e quindi le edicole come punto di incontro e di scambio. A quel punto è stato un collegamento logico pensare a come farsi conoscere. “Hotel Balima Riedicolizza la distribuzione!“. Con questo gioco di parole
mi è venuto in mente di invertire il processo della distribuzione tradizionale, partendo dal fondo:
dalle edicole. E’ stato un neologismo fortunato, a quel punto ho disegnato il logo e creato il sito
Internet www.riedicola.com. Ho preso accordi con i miei amici edicolanti e sono partito. Per aggiungere rumore a questa notizia è nato “il Riedicola Tour”: 10 concerti, 10 edicole e 50 minuti dove canto e suono la chitarra per raccontare la mia musica.
Abbiamo visto lo spot che racchiude in pochi fotogrammi l’essenza del tuo progetto, come è nato?
Il video? E’ stata una bella esperienza. Ero andato all’edicola di Piazza Sonnino (a Trastevere, Roma nord – N.d.R.) pensando di girare molte scene, di fermarmi in continuazione e di fare vari “ciak”. Poi in realtà ho cominciato a suonare, la gente si è avvicinata e il cameraman ha ripreso il tutto. In sostanza abbiamo girato in presa diretta ed è nato una sorta di concerto zero. Poi abbiamo montato il filmato e scelto “Battere e levare” come brano che secondo me ha l’appeal giusto ed energico per reggere lo spot.
Quindi se volessimo ascoltarti in una delle prossime tappe e acquistare il disco?
Semplice, è proprio l’anima del Riedicola Tour. Il “momento” migliore è durante i concerti, anche perché se ad esempio, come è successo, un bambino ascoltandomi si mette a ballare e poi mi regala una foglia raccolta lì vicino, dopo il papà gli regala il disco, io ho vinto, anche perché ho stabilito un contatto con loro, con la gente. Le edicole che ho contattato avranno le copie del disco fino al 26 di febbraio. In realtà il mio Cd si può acquistare anche in formato digitale su iTunes (sia l’EP che l’LP). Mentre le edicole sono segnalate sul mio sito. Vorrei aggiungere che purtroppo in una zona della Capitale ho avuto un problema. Al Rione Monti per questioni legate ad alcune ordinanze comunali, infatti, non potrò esibirmi anche se l’edicola ha comunque il disco in conto vendita.
Hai sfruttato i canali Internet per creare un tappeto conoscitivo?
Si. Il sito in realtà è stato varato in un secondo momento. Oggi utilizzo canali molto potenti come Facebook. In più lo spot che è veloce e funzionale. YouTube ha una forza e un fascino incredibili e il video riesce a trasmettere il messaggio in pochissimi minuti.
Il progetto Riedicola e il Tour sono cristallizzati nella provincia romana o hai pensato di andare oltre?
Si, dunque: in via ufficiosa ho l’approvazione dello Snag, il Sindacato Nazionale Autonomo dei Giornalai. Ho consegnato una sorta di business plan al Presidente dell’Associazione. Perché in questo modo i primi dell’anno prossimo potrei preparare un articolo sulla loro rivista ufficiale e far girare il Tour anche fuori. L’idea è quella di fare un week end extra romano. Ad esempio potrei cominciare da Ostia, magari sulla nuova zona pedonale che è molto accogliente. Mentre a maggio prossimo inizierò il Riedicola Tour in versione estiva.
E se la tua musica un giorno potesse fare da cornice alle immagini?
Guarda, io prima che Stefano Mannucci, un tuo collega de “Il Tempo”, mi seducesse all’idea della serata alla Libreria Caffè N’importe Quoi, stavo lavorando a delle animazioni. Contattai Andrea Domestici, fumettista incredibile, ma che non lavora con le animazioni. Ecco, lui è un artista che ricrea quell’orizzonte ideale, fumettistico, quasi onirico nel quale immaginavo si potesse muovere la mia musica, ma a suo tempo era oberato di lavoro. Mi sono diretto altrove. Ho chiesto in giro, con in mente degli scenari alla Tim Burton nel quale si muovessero personaggi semplici, tinte forti, senza sfumature, tipo i primi disegni dei Gorillaz. Mi ha risposto un pittore di Spoleto, Cosimo Brunetti, al quale ho spedito un video. Lui mia ha mandato alcune prove di montaggio sulla mia canzone “Violet B.O.Y on W.A.R”, ma il progetto al momento è ancora nel cassetto. Anche il dipinto animato è un sogno ancora stipato nel cassetto, però non ho mai pensato al videoclip. Ciò che mi piace in verità è che la mia arte, la musica, possa ispirare un altro artista, magari un pittore. Si, mi piacerebbe che il mio disco possa suscitare la creatività di un terzo e adattarlo ad un altro immaginario. Così come è successo a me guardando un quadro di Mark Rothko (pittore statunitense, espressionista astratto – N.d.R.), insomma la trasposizione semiotica è ciò che mi permetterebbe di realizzarmi maggiormente.
Parliamo meglio del tuo disco, cosa c’è in Hotel Balima?
Il mio è un disco compresso, muscolare, nervoso. Ci sono tante parole dentro, con quelle avrei potuto estrapolare altri due dischi! Peraltro l’ho buttato giù in meno di otto mesi. Ovviamente con tutti gli errori del caso. La verità è che è nella mia testa da una vita, è quel genere di disco che ti fermenta dentro. Sono trascorsi dieci anni, un lungo periodo fatto di razionalità dove cerchi di esprimerti, accumuli una certa tensione emotiva, ma non riesci ad esprimerla. Alla fine va in ebollizione ed esplode. Hotel Balima è questo. E’ un disco in potenza. Non è il capolavoro, che ti posso dire, come il primo disco dei Counting Crows, August and Everything After. Insomma alla fine degli anni zero ho la faccia tosta di fare un disco, ho avuto la vanità e la capa tosta di non aver mollato. Io ho fatto tante cose fino ad oggi. Il fotografo, non mi sono laureato, in legge, ecco, di tempo ne ho perso. Lo dico, lo racconto nel brano “La cura e l’occasione”, la risposta a quello che volevo nella mia vita è occuparmi di musica e parole. E spero che questo un giorno possa succedere davvero. Per concludere Hotel Balima è sgrammaticato nella misura in cui ero solo a realizzarlo, e Piergiorgio – non certo a cuor leggero – mi ha lasciato fare: e a me piace (anche se è mancata una vera produzione artistica). Ma, in buona sostanza, se una cosa non la capisco non riesco a farla, né a sentirla mia. Il disco quindi poteva essere più accattivante, ma non lo avrei capito. Ci abbiamo lavorato molto, anche se oggi ne comprendo i limiti.
Lo rifaresti?
Guarda, io lo chiamo “effetto Joni Mitchell”. Un disco in grado di fare da sottofondo in maniera circolare. In effetti sono solo 40 minuti, come accadeva spesso nei dischi incisi negli anni ’70. Alla fine se qualcosa ti ha catturato, quel particolare, quasi impercettibile, ti manda in loop e continui ad ascoltare il disco e ti ci perdi dentro, non riesci più a definire in che punto ti trovi. E’ ciclico, inizia e ricomincia, sempre. Ovviamente nessun paragone tra me e la Mitchell, lo dico per cercare di spiegare le sensazioni che si provano ascoltandolo. Certo, lo ribadisco, è sicuramente migliorabile, a partire dal modo in cui è stato registrato. Però io ho chiaro l’inizio e la fine, due momenti che si seducono e si inseguono. Oggi ho bisogno di staccarmi da questo prodotto e di suonarlo di nuovo, ma dal vivo e in strada, oggi sono in strada a suonare la mia musica…
Federico Ugolini
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