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Piemonte Share Festival: viaggio alla riscoperta dell’errore

711-01-01-01TORINO – La condivisione degli spazi cognitivi è elemento fondante che il Piemonte Share Festival ha nel suo DNA. Giunta alla 6° edizione e terminata domenica 7 novembre, la manifestazione, con la direzione artistica di Simona Lodi e Chiara Garibaldi, ha svolto un ruolo di primo piano per quanto riguarda l’analisi, la divulgazione, la rielaborazione condivisa dell’arte digitale e delle nuove forme di commistione tra le scienze e la cultura delle nuove tecnologie.

Arte digitale, dunque, come veicolo di interazione sociologica e culturale. In un momento in cui la tecnologia è giunta ad un livello di pervasività stratificato, la media art svolge un ruolo di grande importanza quale anello di congiunzione nell’odierno scenario della comunicazione multi direzionale, come elemento che si insinua in un substrato mutevole e in continuo movimento. La spinta emotiva che ha caratterizzato lo Share Festival fa parte di una visione più ampia, che ha coinvolto le controculture cyberpunk e post cyberpunk, compresa quella fitta rete di artisti dell’avanguardia e dell’underground. Arte contemporanea, dunque, interazione, graphic design e Internet, ma anche meccatronica, biotecnologie sono state le chiavi di lettura del Festival.
Il tema cardine, attorno al quale si sono create numerose occasioni di riflessione è lo Smart Mistakes; l’errore imprevedibile foriero di scoperte nuove, momento percettivo intrinseco nel “bug”. Insomma gli errori mutano forma e sostanza racchiudendo al loro interno la funzione di attivatori, generatori di idee, anche e soprattutto nell’arte.

L’evoluzione dello Share Festival ha dimostrato come il fermento degli artisti si muove senza un ordine preciso ma con uno scopo comune: rigenerare l’arte attraverso elementi utili per attivare nuovi linguaggi digitali e attraversare nuovi momenti evolutivi. All’interno di questo contenitore flessibile ed espandibile, lo Share Prize 2010. Un premio che ha avuto terreno fertile attraverso la crescita quasi spontanea, dei Social Network e delle nuove interazioni tra i Personal Computer che oggi più che mai hanno perso quella connotazione di “personal” a fronte di un intensa attività di scambio online.
Ad aggiudicarsi il premio è stato un artista di origini venezuelane che vive a New York: Ernesto KLAR_LUZES_hires03Klar. L’installazione audiovisiva che ha realizzato, denominata Luzes Relacionais, sfrutta la luce, il suono e una sorta di nebbia assieme ad uno strano software utile per dare vita ad uno spazio-luce che consente agli spettatori di interagire plasmandolo con i movimenti del corpo. L’attività di Morphing, se interrotta, consente alla struttura stessa di dialogare con lo spazio circostante, creando fasci di luce geometrici. Il processo, attraverso il movimento, è così in continuo divenire. Il progetto è stato sostenuto dalla Foundation of the Arts di New York e reso possibile anche grazie ai finanziamenti dell’Assessorato alla Cultura dello stesso Stato di New York.
La Menzione d’onore è andata invece all’opera chiamata OH!M1GAS dell’artista dell’Ecuador, Kuai Auson. La sua vocazione per il nomadismo lo ha portato a sperimentare installazioni che avessero come protagoniste le formiche e il loro innato istinto a muoversi continuamente e spostarsi verso nuovi territori. Al centro di questo progetto vi è la biomimetica, strumento conoscitivo che si sta affermando come punto di incontro tra l’arte e la scienza. L’installazione di Auson ricrea un ambiente, così definito di stridulazione biomimetica, ovvero un ecosistema basato sugli eventi audiovisivi prodotti da una colonia di formiche sottoposte a sorveglianza visiva e sonora, con una matrice digitale che archivia i movimenti degli insetti. I movimenti così rilevati mettono in funzione dei piatti su cui si trovano due dischi in vinile che riproducono suoni simili a quelli prodotti dalle stesse formiche. In forte relazione dunque lo scratch, proprio del Dj nella comunicazione musicale e lo stridio delle formiche, come suono utile per la comunicazione tra i loro simili.

Le altre quattro installazioni in gara hanno messo in relazione l’impatto socio-culturale e le ambivalenze che si creano di fronte alla  gente comune, come il progetto di performance pubblica realizzato dal Knowbotic Research, un gruppo che ha portato in scena il Macghillie_Just a Void. Il cammino dell’uomo invisibile che il costume mimetico produce in un ambiente cittadino. Ancora un video partecipativo ne L’uomo con la macchina da presa, oppure la performance As an artist, I need to rest, un lavoro che prende vita attraverso il corpo dell’artista e il suo respiro. Ultima rappresentazione è l’esperienza non convenzionale  realizzata da due italiani, Emanuele Martina e Massimiliano Nazzi, in arte Teatrino Elettrico. L’opera si chiama DC12V e rappresenta un vero e proprio viaggio attraverso la materia e le pulsioni elettriche.

Ma lo Share Festival ha visto un nutrito parterre di esperti affrontare l’errore sotto una varietà di aspetti: il malfunzionamento, i disturbi e le imperfezioni. Durante la nostra presenza alla manifestazione abbiamo avuto modo di ascoltare alcuni di questi incontri. Tra le personalità di spicco, ricordiamo l’intervento di Stelarc, eclettico artista australiano che utilizza il suo corpo come strumento cognitivo e relazionale, per mettere in comunicazione macchine ed esoscheletri; Stelarc_shows_the_third_eararchitetture evolutive che spesso trovano nella scienza e nell’arte un forte punto di contatto. Interessante il suo tentativo di creare un terzo polo auditivo, installando un orecchio realizzato con cellule staminali sotto la cute del suo braccio. L’apparato sarà presto in grado di comunicare via radio e funzionare come un Hotspot Wi-Fi per ascoltare i rumori del suo corpo.
Ad affrontare più da vicino il concetto di errore intelligente come momento creativo, gli interventi di Jurij Krapan, creatore della Kapelica Gallery (Gallery for Contemporary Investigative Arts), che ha affrontato il tema dell’esperimento a confronto con l’investigazione nell’arte contemporanea, a stretto contatto tra ricerca, scienza ed espressione artistica.
Altro intervento di rilievo è stato quello di Bruce Sterling, visionario della cultura cyberpunk e ormai ospite consueto dello Share Festival. Il suo approccio all’errore è arrivato dalla necessità di mettere a confronto modelli inventivi fallimentari e i loro ideatori. Modelli che hanno portato a scelte differenti in epoche differenti.

Federico Ugolini
Foto Federico Ugolini

Bruce Sterling
Bruce Sterling2
Caden Manson
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Gianluigi Ricuperati
Macghillie_just a void
Siegfried Zielinski2
Stelarc shows the third ear
Stelarc3
Sterling and gorilla
group4
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