Occidente- Oriente A/R: cose turche
Letteratura che racconta il mondo
ROMA- Venerdì 3 ottobre abbiamo seguito l’incontro della rassegna dedicato a due personalità della letteratura nelle cui opere sono determinanti i temi del viaggio e delle frontiere: Amos Oz e Claudio Magris.
In due videointerviste esclusive entrambi hanno risposto a domande sul senso del viaggiare e sul superamento delle frontiere, fisiche certo, ma che diventano soprattutto frontiere mentali ed etiche.
Un viaggio inizia sempre con una partenza ed ecco che il primo argomento di Amos Oz è il deserto, il luogo dove vive, Israele. Tutte le mattine, racconta, deve attraversarlo per andare al lavoro –un piccolo viaggio anch’esso- e in quel silenzio totale che respira riesce a dare alle cose il giusto peso, la giusta scala di valori. Il deserto è un grande “produttore di umiltà” che costringe a collocarsi non più evidentemente come centro, ma come una delle molteplici periferie in ascolto con il mondo.
Oltre al ricordo della sua vita nel kibbutz Hulda – una delle esperienze sociali più affascinanti della storia– , un altro spunto personale si offre al tema del viaggiare: le origini della propria famiglia. L’Europa dell’Est, l’Ucraina, è per lui l’altrove che prima o poi vorrà visitare, ma che pone una questione sull’identità. Sarà un ritorno alle origini dei propri genitori, ma per lui sarà un viaggio in un luogo ancora sconosciuto comunque segnato dalla memoria familiare. Certamente non sarà più il paese lasciato indietro che ha conosciuto da bambino nei ricordi familiari.
L’intervista a Claudio Magris è stata realizzata a Trieste, il suo luogo per eccellenza. Come Oz anche lui afferma che un viaggio non è solo quello che ci porta lontano, ma può avvenire anche nella propria città, persino da una stanza all’altra della propria casa, perché prima di tutto viaggiare è un’esperienza. L’umiltà, condizione necessaria per partire, ritorna anche nelle sue parole: viaggiare significa fare i conti con la parzialità del proprio essere rispetto alle vite degli altri.
Luoghi diversi costringono a riconoscere le proprie frontiere come relative, accettando l’altro differente, ma non tutte le frontiere vanno oltrepassate. Se in un paese è lecito uccidere bambini, ad esempio, è importante avere chiaro che questo è un limite da non oltrepassare. Dunque sì al relativismo culturale mantenendosi saldi ad alcune certezze fondamentali. In tutte le parole di Magris aleggia lo spirito di Ulisse, il grande viaggiatore. La sua figura esprime il senso infinito del viaggio della vita che è una continua ricerca: “Mi ha sempre segnato questo senso della capacità, della necessità di varcare i confini. Ogni confine, non solo politico, non solo materiale, non solo geografico, ma anche spirituale, culturale, letterario”.
Francesca Paolini
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Cose turche. Racconti dei viaggiatori italiani tra XVI e XX secolo, Eva Kent, Festival della Letteratura di Viaggio, Francesca Paolini, martelive, martemagazine, roma, Rubrica L'illetterata