REPORT LIVE_ Interno, notte: Paolo Benvegnù
ROMA- L’estate sta finendo, anzi sta iniziando l’autunno. Me lo dice quell’aria frizzantina – direi gasata – che mi accoglie una volta entrata nel giardino del Circolo degli Artisti. È il 15 settembre, e tra poco sul palco del celebre live club romano salirà Paolo Benvegnù, oramai un aficionado del Circolo.
Mi aspetto sempre molto da questo artista, e devo dire che finora non mi ha mai delusa, mostrando sempre di dare il massimo per il proprio pubblico in un’attività live ricca e frequente.
Ad aprire la serata, Modì, che presenta alcuni brani dal suo EP Io odio l’estate, tra cui la title track e “Giugno d’autunno”; forse una promessa, ma ancora da mantenere. Aspettiamo e teniamolo d’occhio, anzi d’orecchio.
Ore 22.30circa, arriva Benvegnù, che saluta e ringrazia. La sala nel frattempo si è riempita, e dopo aver preso una birra fresca mi siedo strategicamente sui gradini metallici che portano al soppalco del tecnico luci: mi dice che posso restarci, a patto che non lo disturbi. Accetto e ringrazio lui e il fato benigno che mi permettono di godermi il concerto seduta e da una prospettiva a dir poco invidiabile.
L’apertura è un colpo dritto al cuore: “Amore santo e blasfemo” (Le labbra, 2008). Colpita e affondata da questo che è uno dei testi più dolci e crudeli sull’amore, mi preparo al meglio – si tratta di un brano eseguito raramente dall’artista.
Meglio che, puntualmente arriva sempre da Le labbra, “La schiena” – il cui climax esplode inaspettatamente più potente –, “La peste”, “Interno notte”, il singolo “Il nemico”.
Paolo Benvegnù appare in forma, ma parla meno del solito: lo fa con le sue canzoni, nelle quali mette ogni volta energia e grande carica emotiva, che parte dai testi e si (e)spande nella musica con arrangiamenti che seguono sinuosi le variazioni sonore e semantiche delle parole.
E il pubblico le conosce tutte a memoria quelle parole: e non sembra che all’artista dispiaccia essere seguito nel cantare “Simmetrie” – sulla quale potrebbe anche scendere una lacrimuccia; lo stesso per “Rosemary Plexiglas”, e la memoria va agli Scisma.
Non finisce qui, perché Benvegnù tira fuori dal cappello “Cerchi nell’acqua” – commosso inno alla meraviglia delle emozioni –, “È solo un sogno”, “Il mare verticale” – uno dei brani che gli sono più cari –, tributando anche il suo lavoro precedente, Piccoli fragilissimi film (2004).
E ancora “500” dall’omonimo EP del 2009, e “Io e il mio amore”, contenuto nella celebre compilation Il Paese è reale.
Fine, pare. Invece, ovviamente, no.
Paolo Benvegnù torna on stage e ci racconta la “Breve storia di Francesco C., classe 1929”, contenuta nella compilation Materiali Resistenti uscita in occasione della celebrazione dello scorso 25 aprile. Ad essa segue “Nel silenzio” (dall’EP 14-19, 2007), una sorta di dolorosa dichiarazione di libertà, e ancora un tuffo nella memoria con “Jetsons High Speed” dei cari vecchi Scisma.
Fine, pare. Invece, stavolta meno, ovviamente no.
Ecco iniziare “Io e te”, che nella mia testa chiude il cerchio sull’amoredolore che si era aperto con “Amore santo e blasfemo”. Brividi.
A chiudere – stavolta sul serio –, “Troppo poco intelligente”, Scisma, quasi a voler affermare di non aver dimenticato da dove viene. Che altro dire? La prossima volta, se potete, non perdetevelo.
Chiara Macchiarulo
Foto di Valeria Magri (http://www.facebook.com/photo.php?pid=1658152&fbid=1603980860898&op=1&o=global&view=global&subj=43371119472&id=1277410361
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