D. Bellucci, L’inverno dell’alveare
LIBRO- Solitamente le favole si scrivono per i bambini. O per gli adulti che hanno la capacità di tornare ad essere bambini leggendo. In un caso come nell’altro, la forza del messaggio che esse contengono ha una potenza tale da non avere bisogno di fronzoli.
L’unica abilità richiesta da una lettura simile è l’essere pronti a farsi sorprendere, mettendo da parte per un po’ tutte le sovrastrutture e le insensibilità che ci siamo cuciti addosso diventando grandi e recuperando lo sguardo di chi vede le cose per la prima volta.
L’inverno dell’alveare di Devis Bellucci è una favola per adulti: a confermarlo è la sua collocazione in una collana di narrativa, Eliconea, della A&B Editrice. Inizialmente avevo una certa perplessità su un tipo di lettura del genere, temendo di trovarmi di fronte a buoni sentimenti a portar via e a un indiscriminato quanto fastidioso volemose bene. L’adulta che è in me, insomma, mi metteva in guardia e mi induceva al sacro demone del dubbio; quello stesso demone però, mi ha poi portata a dubitare anche del mio timore e mi ha spinta a una lettura per quanto possibile spontanea.
Un elemento che mi ha colpito molto di questo libro è l’assenza di nomi propri attribuiti ai personaggi: l’ape esploratrice protagonista della vicenda si chiama semplicemente Ape esploratrice, la sua nutrice semplicemente Nutrice, l’albero a cui è attaccato l’alveare e a cui Ape esploratrice pone le sue tante domande sul mondo si chiama semplicemente Albero. Le api inoltre, sono tutte uguali, a dircelo è la nostra protagonista.
L’impersonalità di una scelta simile pone la vicenda narrata al di sopra delle specificazioni e delle peculiarità individuali, e diventa la storia di tutte le api. Ovvero la storia di tutte le crescite, che se non passano per la saggia disubbidienza non raggiungono nessun obiettivo.
Ma come capire quale sia il momento e il modo giusto di disubbidire non è dato sapere: L’inverno dell’alveare è un libro sull’importanza delle domande, non delle risposte. Il rischio (qui sventato) di una narrazione simile, consapevolmente didascalica e dai precedenti illustri – da Esopo a De Saint-Exupéry –, è senza dubbio quello di apparire presuntuosa e pretestuosa; e la competenza di chi la scrive sta nel mantenersi in equilibrio sul filo che separa la saggezza dalla disubbidienza, la supponenza dall’umiltà.
Rivestiamoci per un attimo delle illusioni dell’infanzia, e scorriamo le pagine di questa storia semplice e delicata.
Devis Bellucci, L’inverno dell’alveare, A&B Editrice, pag.149, € 13
Chiara Macchiarulo
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