La Traviata
[TEATRALMENTE]
Nella incantevole e suggestiva cornice di uno dei più bei parchi romani, Villa Doria Pamphili, torna La Traviata di Giuseppe Verdi: autentico capolavoro dell’operistica mondiale ed indiscussa pietra miliare della storia e della cultura italiana esportata in tutto il mondo.
All’interno del cartellone di una delle kermesse estive più famose della Capitale, l’appuntamento con i tre atti del celebre libretto di Francesco Maria Piave, tratto dalla pièce teatrale di Alexandre Dumas (La signora delle camelie) ha una sola data, quella del 10 Luglio 2010. Un solo appuntamento per l’opera più significativa e romantica di Verdi, le cui arie, da tutti note, sono entrate a far parte del cosidetto “repertorio”.
La vicenda è nota. Violetta Valere (Matelda Ricci), frequentatrice dei salotti parigini più “in” e rinomata per la sua dubbia moralità, incontra in uno dei suoi ricevimenti Alfredo Germont (Antonio Florulli): ed è amore e passione. La coppia decide di trasferirsi in una casetta fuori città, nonostante la donna fosse malata di tisi e condannata a morte prematura. La visita di Giorgio Germont (Clemente Franciosi), padre dell’amato, interrompe la tranquillità tra i due: lui le chiede di lasciare il figlio per evitare che il matrimonio tra la sorella ed il suo uomo naufragasse. Violetta decide di scappar di casa lasciando un misero biglietto di addio, senza giustificazioni, mentre il suo uomo era a Parigi per risolvere dei problemi economici. Alfredo, una volta letto il messaggio, decide di tornare a Parigi alla sua ricerca e la ritrova in compagnia di un altro uomo. La situazione ed il diverbio tra i due litiganti spossa madame Valery, che viene colta da un attacco di tisi. La donna rientra nella sua casa, dove trascorrerà le sue ultime ore di vita. Lì l’attenderà un atteso colpo di scena finale, romantico e straziante.
O almeno così sarebbe dovuto essere. Purtroppo non tutte le ciambelle riescono col buco ed il risultato, in questo caso, è risultato poco attinente al prestigio di cui gode l’opera stessa. I protagonisti sono sicuramente sufficienti, sia nella loro interpretazione teatrale che in quella canora: lascia però a desiderare la pulizia vocale, e la chiarezza nell’esposizione sintattica dei brani. Gli errori non sono mancati, forse dovuti anche ad un proscenio troppo pieno tra musicisti, mobilio e attori. Qualche goffaggine nei tentativi di coreografie spagnoleggianti e festose e nelle scenografie che univano elementi e mobili di stili e modelli del tutto eterogenei.
Non male, e per fortuna, il risultato dell’orchestra, diretta dal maestro Maurizio Corazza. Ad alzare la media della kermesse, sicuramente, il buon padre Clemente Franciosi con voce e padronanza scenica davvero encomiabili. Non male neanche le scene corali e le voci coordinate. Ma il risultato è rimasto decisamente poco esaltante. Purtroppo la Traviata non consente eccezioni: occorre portarla in scena seguendone dettami e comandamenti impliciti all’opera stessa.
Francesco Salvatore Cagnazzo
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