Kukula: Sono una ragazza e dipingo le ragazze
ROMA- Vestito bianco a palloncino, frangetta nera che le copre gli occhi; i gioielli di ottone che le circondano il collo e il braccio sono, forse, di ottone, particolari e un po’ barocchi e ci ricordano le favole che, Kukula, al secolo Nataly Abramovich, racconta nei sui quadri.
Abbiamo incontrato l’artista all’inaugurazione della sua personale, Sugar and Blood. L’artista israeliana ha esposto nelle maggiori gallerie statunitensi che seguono il pop surrealismo, Roq La Rue, Corey Helford Gallery, Copronason Gallery. Arriva in Italia ed occupa subito gli spazi dedicati alla lowbrow art. Fa parte della collettiva presso al Angel Art Gallery, di Milano e i suoi lavori sono inseriti tra gli ottanta raccolti nella mostra curata da Alexandra Mazzantini e Gianluca Marziani, Pop Surrealism, inaugurata il 26 giugno 2010 presso il Palazzo Collicola di Spoleto, Perugia. Sempre Alexandra Mazzantini la presenta al pubblico romano in una personale ospite alla Dorothy Circus Gallery fino al 25 luglio 2010.
(www.dorothycircusgallery.com)
Adesso dove vivi?
Non ho una casa, in quest’ultimo anno ho vissuto quattro mesi a Philadelphia, un mese a New York, poi Parigi e anche in California. Non ho una casa.
Torni spesso A Tel Aviv, dove sei nata?
Non sono nata a Tel Aviv, ma un piccolo centro nelle vicinanze. Torno ogni anno ad Israele, sento il bisogno di tornare a casa almeno una volta all’anno.
[Kukula è a suo agio nella calura romana, nonostante indossi pesanti calze nere con dei piccoli richiami azzurri. Di fronte a noi è composta come una delicata signorina e mangia cioccolata fondente e ciliegie N.d.R.]
I tuoi lavori hanno come protagoniste delle fanciulle, quasi delle bambine.
No, non penso siano bambine. Sono bambole e le bambole non hanno età. Io ho una passione per le bambole, ho una collezione di bambole tedesche antiche. Ne ho anche una giapponese, molto costosa, una BJD [ball jointed doll, n.d.r.].
Ma comunque, rimane il fatto che non ci sono protagonisti al maschile nei tuoi quadri.
Io racconto le emozioni delle ragazze. Io sono una ragazza, e conosco le emozioni delle ragazze, non conosco le emozioni maschili, però ci sono dei componenti maschili, sotto forma di animali o di oggetti.
Prediligi paesaggi antichi e favolistici per i tuoi quadri?
Nella collezione che presento alla Dorothy Circus combino molto il mondo naturale con componenti esterni, come il telefono o l’elettricità. Mi piace combinare l’antico e il moderno.
Quali sono gli artisti che preferisci?
[Si ferma un attimo per riflettere mentre sta per inghiottire l’ultimo pezzo della sua cioccolata. N.d.R.]
Il francese Bocher e l’inglese Gainsborough.
[Il caldo estivo e la cioccolata hanno macchiato il suo vestitino color crema. Si scusa e spiega. N.d.R.]
Mi macchio continuamente, come una bambina, ho anche una penna che toglie le macchie che porto sempre con me.
[Ma non in questa occasione, provvede come può mentre parla della suo amore per il Barocco. N.d.R.]
Adoro la Francia perché vi trovo non solo il Barocco, ma il Rococò, la forma di arte che prediligo, andrò a Venezia, in questa mia permanenza italiana e non vedo l’ora di vedere il barocco veneziano.
Anche qui a Roma c’è molto barocco. Cosa hai visto di Roma?
Ho visto il Vaticano, e la mostra dedicata a de Chirico [al Palazzo delle Esposizioni, n. d.r.].
Anche De Chirico è molto surreale.
Sì, ma è anche molto astratto.
Come stai vivendo l’Italia? Per esempio se pensi ad un colore da associare all’Italia cosa ti viene in mente?
L’avorio, è il colore del Colosseo, delle chiese, del Vaticano. Ma anche il rosso perché l’estetica e l’arte in generale è molto emozionale.
Trovi che anche lo spirito femminile italiano sia molto emozionale?
Tutte le donne a prescindere dalla nazionalità, hanno un mondo emozionale vivo. Non lo dimostrano, magari, ma solo per il fatto di poter diventare madri hanno una carico emotivo che gli uomini non possono avere.
Ti sei specializzata in illustrazione presso il College Vital-Shenkar di Tel Aviv, ma da quando disegni?
Credo di aver sempre disegnato, i primi ricordi di me che disegno risalgono a quando avevo tre anni , facevo i primi scarabocchi, le casette, e mi sono detta” ah però, è facile!”
Smetteresti mai?
Potrei. Forse quando metterò i piedi per terra. Però non so quando accadrà.
Per avere una panoramica dei sui lavori: www.kukuland.com
Un particolare ringraziamento ad Elisabetta Mastrogiacomo per aver fatto da traduttrice durante l’intervista.
Rossana Calbi
arti visive, interviste, Kukula, martelive, martemagazine, Nataly Abramovich, Rossana Calbi