La cultura è futuro
ROMA- La cultura e le attività collegate al mondo culturale italiano sono il vero futuro del nostro Paese. Questo hanno urlato in piazza i sindacati congiunti CGIL-CISL-UIL, USIGRAI e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana che formano il MOvem09 lo scorso 7 giugno a Roma, contro i tagli previsti dalla recente manovra finanziaria e dal decreto Bondi.
La cultura è futuro perché stimola quella porzione di mercato che altrimenti sarebbe inattivo, quello delle espressioni giovanili, ma anche storiche di un paese come il nostro che, sempre, è stato promotore attivo delle correnti culturali attive di un circuito di innovazione tutto internazionale.
Lo ha detto anche Giulio Scarpati, celebre attore, in una intervista rilasciata ad Articolo 21: “La cultura deve essere intesa come fattore di sviluppo, non come una palla al piede, come un obbligo di finanziamento statale a fondo perduto. E’ investimento che produce effetti benefici non solo sulle persone, facendone crescere come cittadini e non come consumatori, ma con ricadute economiche forti sul paese, che somma le sue risorse monumentali, artistiche , paesaggistiche , alle opere teatrali, liriche, musicali e cinematografiche. Vere e proprie risorse di questo paese”.
La cultura può diventare lo strumento per uscire dalla crisi, il volano di un nuovo e diverso sviluppo economico, diciamo noi, ma purtroppo in Italia è vista solo come spesa e non come investimento. E i tagli ai finanziamenti pubblici per tutto il settore culturale (cinema, teatro, lirica, musica, scuola, università, fondazioni, istituti, ricerca) dimostrano la mancanza di una visione strategica del futuro di questo Paese, che nel mondo può esportare soprattutto cultura, il patrimonio di cui è più ricca.
“Attraverso i tagli del governo si legge un vero e proprio attacco all’intero mondo della cultura, dice ancora Scarpati, non solo al Cinema, Teatro, Musica, ma anche alla ricerca ed alla Scuola che sono la base per lo sviluppo culturale di un paese. E sono tagli violenti, ingiustificati, senza nessun criterio, perché quello che manca è un progetto culturale, una visione culturale per il futuro”.
E non sono le parole di un personaggio famoso a renderci così attenti a ciò che succede nel nostro piccolo mondo antico. Prima i bavagli mediatici, poi le contrazioni economiche. Il panorama si rende sempre meno esaltante.
In Europa si investe per la cultura intorno al 1,5 percento di PIL, in Italia solo lo 0,3 per cento. Costruire una politica per la cultura vuol dire chiedere allo Stato che investa nella produzione creativa, nella formazione professionale e artistica, nella ricerca, nei saperi, in nuove politiche di distribuzione e diffusione del prodotto culturale. Vuol dire anche pensare e attuare leggi che garantiscano insieme libertà e pluralità di voci, perché venga sostenuta quella famosa libertà di culture e libertà di informazione e comunicazione propugnata proprio dalla Carta più importante del nostro ordinamento: la Costituzione Italiana.
E’ urgente e doveroso arrivare a leggi di sistema nei settori del cinema, dell’audiovisivo, dello spettacolo dal vivo, degli enti lirico-sinfonici, che garantiscano trasparenza, affidabilità delle risorse, la loro ottimizzazione e l’eliminazione degli sprechi. Ma sarebbe anche doveroso far sì che chi lavora nell’ambito della cultura, dello spettacolo abbia accesso agli stessi diritti dei lavoratori degli altri settori produttivi italiani. E’ una possibilità in più anche per i giovani artisti emergenti che scelgono di vivere della loro arte.
Ed è una possibilità in più anche per i cittadini italiani a cui andrebbe riconosciuto il diritto a nutrirsi di cultura, di tutto ciò che è bello e arricchisce lo spirito, e non solo della massificazione culturale promossa dalla Tv spazzatura che spesso fa solo pura e semplice disinformazione…
Edyth Cristofaro
(Foto di copertina da http://www.annalisamelandri.it/public/cultura1.jpg)
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