I nuovi Santi…
Ed è parafrasando la canzone di un ben noto dissidente della musica italiana (o perlomeno lo era ancora allora – 1990, Renato Zero n.d.r.), che vado oltre la dispensa concessami da queste pagine e incorro nelle ire mediatiche del Direttore finendo per parlare dell’unica cosa di cui avevamo decisamente deciso di tacere: l’abominevole Festival di Sanremo 2010.
Nei giorni scorsi, complice la rete senza fine di FaceBook ho avuto modo di far notare ai miei contatti, che la storia del Festival è costellata di canzoni che meritano un posto nel Paradiso della Musica. Questo ovviamente per sottolineare quanto sta circolando da qualche giorno sui quotidiani nazionali (e mi limito a quelli nazionali per decenza!), e cioè che quello che abbiamo visto nell’ultima edizione del festival è una mera parvenza di Musica, più che un altro un consesso mediatico di partecipanti a vecchi e nuovi reality show.
C’è ancora chi si chiede contrito per la grave mancanza di sapienza: “Ma sto Scanu, chi è?” e già sorgono i ricordi di quando Berta filava e al festival della canzone c’era Domenico Modugno o una giovanissima Nada.
Troppo in là nel tempo? Ricordo ancora con veemenza un Sanremo ’85, dove io pazza d’amore per Luis Miguel, mi sono sentita ripetere a spron battuto che era uno scandalo che uno “straniero” partecipasse e vincesse il noto festivàl nazionale.
Nell’edizione del 2010, eppure, abbiamo avuto come concorrente uno straniero in patria, per giunta esiliato (a proposito la faccenda non era che chi veniva esiliato perdeva la nazionalità?) e per niente azzurro: nientemeno che il Principe Emanuele Filiberto… ancora mi sto domandando a chi è venuta questa brillante idea! Interessante il connubio con l’intoccabile calcio nazionale di Marcello Lippi: non ci resta che sperare che almeno ci lascino l’Inno di Mameli ai prossimi mondiali. E che il Re dei Pacchi (Pupo per servirla!), torni ai bei tempi andati del gelato al cioccolato con tutti i suoi risvolti psicologico- sessuali, lasciando in pace l’Italia e tutti gli italiani.
Ma il punto poi, in realtà non è neanche questo, in fondo, forse, l’unico vero intento era che se ne parlasse e questo è avvenuto: era una provocazione e ci siamo caduti con tutte le scarpe (compresa la sottoscritta).
Credo che il punto principale sia che ormai la decadenza della cultura televisiva non accenna nemmeno più a nascondersi dietro a cortine fatiscenti e fumose: i reality hanno vinto su tutta la linea e procedono con il loro appiattimento culturale che si porta dietro orde di ragazzine/i urlanti e digitanti. Mentre dal canto nostro, ci rimane solamente il godimento corporale nel vedere l’Orchestra dell’Ariston buttare all’aria gli spartiti in segno di protesta.
Anche Sanremo è morto, è non c’è caso che resusciti, in fondo i miracoli non sono proprio cosa da italiani. Ci restano i nuovi Santi e speriamo che non vadano in cerca anche loro dell’X- Factor di turno…
Eva Kent
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