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X-Factor: la musica come obiettivo

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So che attirerò su di me svariate critiche e so che non è la sede giusta per parlarne, ma ho deciso di scrivere un articolo su X-Factor, o meglio sui personaggi  del format televisivo, in seguito alla mia innata passione per le biografie (un modo alternativo di farsi gli affari degli altri).

xfactorSì lo ammetto: guardo tutti i mercoledì sera X-Factor e il programma mi piace, quest’anno più che mai. E’ sicuramente un format che possiede tutti i meccanismi, più o meno belli, di attrazione e di polemiche pilotate che solleticano l’interesse del pubblico televisivo, ma il programma è anche altro e non solo per la presenza di Morgan e dei suoi graditissimi omaggi musicali, l’ultimo ai Beatles.
Principalmente è composto da veri talenti, in primis un ragazzetto di nome Marco (Ernesto Assante nei suoi articoli dedicati al programma ha espresso più volte il desiderio di conoscere i cognomi dei concorrenti, poiché il chiamarli per nome denota una confidenza amicale che nella realtà non esiste, e in questo mi trova pienamente d’accordo). Timbro vocale particolarissimo e facilmente plasmabile alle varie esecuzioni, un’estensione degna di nota, una presenza scenica scanzonata, menefreghista e originale e soprattutto un personaggio che Marco Castoldi sta modellando a sua immagine e somiglianza, il che non è del tutto un male visto che il ragazzetto non conosceva neanche l’esistenza di un grandioso gruppo come i Talking Heads.

Ma l’aspetto interessante e musicalmente rilevante è la presenza dei tre vocal coach (un pò oscurati dalla figura imponente e accentratrice di Morgan) e in particolare di Gaudi, al secolo Daniele Cenacchi.
Quasi trenta anni di carriera alle spalle, undici album da solista e 250 fra produzioni, colonne sonore, remix ecc. Ha collaborato con alcuni dei più grandi artisti della scena musicale mondiale, tra i tanti Lee Perry (produttore di Bob Marley e uno degli inventore del Dub) e Jim Kerr dei Simple Minds.
La sua carriera è piena di successi e di importanti riconoscimenti, ma l’aspetto più interessante risale al suo debutto discografico da solista avvenuto nel 1990. Pubblica un album dal titolo Basta Poco che vende più di 70.000 copie ed è tutt’ora considerato il precursore del movimento culturale denominato “Posse” (l’album fu pure censurato dal Vaticano perché contenente testi “troppo espliciti”).
Gaudi, all’interno del programma, ha sotto la sua ala protettrice un gruppo vocale di nome Yavanna. Tre sorelle di Cuneo inizialmente sottovalutate a causa della loro presenza simil-elfica (Yavanna infatti è un personaggio dei racconti di J.R.R. Tolkien) con tanto di orecchie a punta, e successivamente portate all’estremo femminile grazie all’assegnazione di brani che si prestano a un’espressione sensuale che le tre ancora non possiedono, ma che con il tempo possono acquisire.
Nella penultima puntata ho avuto un minuto e trenta di pelle d’oca nel sentirle cantare “La vie en Rose” di Edith Piaf in una versione anticata e amplificata da un suono grammofonato, con tanto di scraccichio del vinile. Ho trovato le tre voci perfettamente amalgamate con dei crescendo armonici di difficile esecuzione, il tutto arricchito dall’estro fantasioso del vocal coach che, a mio avviso, si è contenuto.

X-Factor elenca molti talenti e le altre biografie denotano una scelta musicale da non sottovalutare.
Tralasciando Claudia Mori e Mara Maionchi che, secondo i più, sono giunte ai vertici delle produzioni musicali italiane perché rispettivamente mogli di Adriano Celentano e Alberto Salerno, gli altri membri dello staff tecnico possiedono un curriculum di tutto rispetto.
Roberto Vernetti (vocal coach dei +25) ha composto numerose colonne sonore, ha collaborato con importanti artisti come: Mina, Patty Pravo, Elio e le Storie Tese, Bugo e tanti altri, e ha scritto insieme alla Banda Osiris svariate musiche per il teatro.
Mentre Carlo Carcano (vocal coach della categoria 16/24) è uno stimato compositore e direttore d’orchestra.

Perché tutta questa filippica di elogio alle figure che compongono il programma?
Perché troppe volte ho sentito criticare senza conoscere il reale percorso artistico di persone, che, sicuramente, si stanno facendo conoscere tramite una trasmissione fino ad ora creatrice principalmente di  artisti popolari (e con popolari intendo esattamente il senso più brutto della parola) e meno talenti con gusto e scelte musicali ricercate, ma possiedono un passato artistico che va conosciuto, rispettato e successivamente giudicato all’interno di un contesto televisivo.
X-Factor, salvo alcuni recenti esempi come gli infiniti monologhi di Morgan o i dibattiti Castoldi/Mori dovuti a questioni personali più che relativi ai concorrenti, è un programma il cui obiettivo è la promozione della buona musica (a dimostrazione di questa tesi ci sono le ultime due esibizioni del già citato Marco dove interpreta rispettivamente una bellissima versione di “Ashes to Ashes” di David Bowie e di “Helter Skelter” dei Beatles. In questo modo i più scoprono che la vera musica non è quella di Tiziano Ferro, dei Tokio Hotel o di Laura Pausini), mettere in primo piano il talento (per una volta vince la meritocrazia e non il bel faccino) e soprattutto dare centralità al percorso di crescita che ogni artista deve fare prima di potersi ritenere tale.
Non sono nè Assante, nè Castaldo e nè Martorella, ma amo la musica e ho voluto dire la mia…

Paola D’Angelo

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