Superstupore
[L’ILLETTERATA]
Quando ho aperto il libro di Leon De Winter la prima volta ricordo di aver pensato che, probabilmente era una cosetta così, “robetta da niente” mi son detta. Dopodiché ho cominciato a leggere e…non mi sono fermata finché non ho visto il fondo!!!
Edito in Italia dalla Marcos y Marcos (che non smette di stupirmi per le pubblicazioni innovative che propone), Leon De Winter è nato in Olanda, ma da anni trascorre lunghi soggiorni a Hollywood. Ha cominciato a scrivere sin da ragazzino, abbiamo scoperto leggendo la sua biografia di presentazione in terza di copertina, ma la sua passione vera è per il cinema. In Supertex (il testo in esame questa settimana) emerge una capacità notevole di unire precisione delle immagini e dell’ambientazione al ritmo narrativo, collegando il tutto con la storia, il caso esemplare del protagonista, Max Breslauer, 36 anni, ebreo, erede della Supertex . Un potenziale ottimo soggetto cinematografico: immagini che prendono corpo nella mente del lettore e che si presterebbero bene ad una trasposizione filmica., ma che nel frattempo divengono un romanzo che si legge tutto d’un fiato.
Tra ortodossia e rinnovamento, tradizione e modernità, il protagonista di questo romanzo nel corso delle pagine ci lancia un ritratto vivido e crudo della sua famiglia ebrea medio borghese.
A cento all’ora per il centro di Amsterdam sulla sua Porsche 928S, Max Breslauer investe un ragazzino diretto alla Sinagoga, da lì la sua mattinata sarà gravemente compromessa: licenzia la sua segretaria e quando le chiede di tornare questa lo manda a quel paese; viene lasciato dalla ragazza; una consegna urgentissima dall’Oriente sfuma all’improvviso…tutto sembra precipitare, e Max finisce sul lettino di un’anziana e amabile psicanalista, cui racconta la propria vita. Emergono numerosi interrogativi sulla propria identità di ebreo; sul conflitto con il padre Simon, miracolosamente sopravvissuto al lager e annegato l’anno prima in seguito a un incidente a bordo della sua Mercedes, di ritorno dalla casa della sua amante; sul suo rapporto con il mondo femminile, ma anche con suo fratello, autoesiliatosi in Marocco.
Olandese di origini ebraiche Max riconsidera così tutta la sua vita e si chiede perché, malgrado i successi ottenuti, sente che qualcosa è andato storto. Supertex è quindi racconto nel racconto: i personaggi che lo animano aspirano al grande colpo che cambia la vita, ma sono afflitti da conflitti di coscienza, da controversi trascorsi famigliari, legati al mondo ebraico, ma anche alla società moderna.
Nonostante effettivamente il pretesto narrativo sia piuttosto statico, Supertex è un romanzo che della staticità non conosce neanche la parola: ci si sente sballottati dalle esperienze del protagonista, dalla sua storia e in un continuo flash back, si finisce per vivere la sua vita, come se stesse accadendo in quel momento, senza mai vivere cadute di tono o momenti di noia.
Velate da una ironia accattivante, ma “cattivella”, le parole di Max, il protagonista, diventano una lettura piacevole, fatta di proverbi ebraici adatti ad ogni occasione della vita e di aneddoti divertenti, esilaranti o dolorosi, mentre si riflette sulla società, sui rapporti familiari, sulla religione e sulla confusa realtà che viviamo oggi.
Leon De Winter, Supertex, Marcos y Marcos, pag 317, € 10
Eva Kent (evakent.74@gmail.com)
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