La promessa dell’assassino, regia di D. Cronenberg
CINEMA D’ANNATA- Londra. Una ragazza viene trasportata in un ospedale e muore mettendo alla luce una bambina. Anna (Naomi Watts), un’ infermiera di turno al momento del parto, cercando qualche documento che ne sveli l’identità, scopre un diario scritto in russo con all’interno un biglietto da visita di un ristorante.
Decide così di recarsi sul luogo da esso indicato. Una volta giunta al ristorante e conosciuto il proprietario, Semyon (Armin Mueller- Stahl), capirà di trovarsi di fronte ad una persona apparentemente ospitale, che però non la convince del tutto. Sarà infatti per questo che Anna deciderà di proseguire le ricerche da sola rivolgendosi allo zio, lui stesso russo, che una volta tradotto il diario le svelerà l’angosciante verità. Intanto Kirill (Vincent Cassel), figlio di Semyon, aiutato dalla sua guardia del corpo, Nikolai (Viggo Mortensen), portando avanti i suoi affari da solo fa uccidere uno dei capitani di un’altra famiglia mafiosa. Mentre Anna porterà alla luce lo stupro da parte di Semyon della giovane madre morta, scoprendo così chi fosse il padre della piccola, quest’ultimo per salvare il figlio dalle altre famiglie mafiose, tenterà di far uccidere Nikolai, che si scoprirà essere più di una semplice guardia del corpo.
Il regista canadese, scostatosi ormai dai suoi temi più cari, ossia le variegate “mutazioni della carne” , costruisce un noir visivamente elegante e dalle tinte forti. Questa volta Cronenberg (come era già successo per A story of violence) punta sulla “famiglia” e sulla “trasformazione del corpo”.
Sotto lame di coltelli e tatuaggi. I protagonisti della pellicola sono fantastici come i personaggi che interpretano, specialmente Cassell e Mortensen, quest’ultimo nei panni di un autista tuttofare nonché infiltrato del KGB.
La pellicola ha molti punti di forza e alcune sequenze rimarranno nella storia del cinema (tra cui quella nella sauna, dove Nikolai viene aggredito da due tizi giganteschi e completamente nudo inizia una lotta senza esclusione di colpi all’ultimo sangue).
La cosa che lascia un pochino spiazzati forse è il finale, dove ci viene riproposto uno strano happy end dalle mille sfaccettature con un’inquadratura finale che ci lascia un’altra volta su di un tavolino insieme a Mortensen, dando la parola allo spettatore.
Ancora una volta comunque il genio di Cronenberg con cinque location e quattro attori riesce a impacchettare un prodotto serio e mai convenzionale, puntando ancora una volta ad una straordinaria potenza visiva ed interpretativa.
Tiziano Martella
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