Julian Cope: l’Arcidruido
ROMA- Dal 1° ottobre il Circolo degli Artisti ha anticipato l’orario di inizio dei concerti alle ore 21, questo se da una parte può favorire il pubblico che non può fare troppo tardi dall’altra finisce per penalizzare soprattutto i gruppi spalla: con il traffico di Roma non è semplice arrivare in perfetto orario e francamente le 21 ci sembra troppo presto per un live club come il Circolo, che non è l’Auditorium o il Teatro dell’Opera.
Si dirà che nel resto d’Europa i concerti iniziano a quell’ora, forse è anche vero, ma si dovrebbe tenere conto delle distanze e del traffico di Roma. Tutto questo per dire che non siamo riusciti a vedere i trevigiani Father Murphy scelti per aprire il concerto dallo stesso Julian Cope.
L’attesa per l’Arcidruido (come si definisce) era tanta, mancava dall’Italia dal 2005 quando era venuto a presentare il disco Citizen Cain’d e l’anno seguente il libro Krautrocksampler sulla musica cosmica tedesca. Il cantautore gallese si presenta da solo vestito come un pirata del rock: gilet e stivali di pelle nera, cappello da militare, occhiali scuri e capelli biondi lunghi. Accompagnato da una chitarra acustica amplificata inizia il concerto mettendo subito in chiaro il suo pensiero esclamando “fuck capitalism!” e suona una serie di ballate tra cui “I’m your Daddy” dal doppio 20 Mothers del 1995, poi “I’m living in the room they found Saddam in” dal citato Citizen Cain’d, quindi va alle tastiere che usa praticamente come bordone (lunghi accordi di sottofondo) su cui cantare alcuni brani dei Teardrop Explodes, il leggendario gruppo new-wave che ha fondato nel 1978 a Liverpool, come “The Great Dominions” e “You disappear from view” (da Wilder del 1981), e infine al pianoforte per “O King of Chaos” da Fried, il suo storico disco solista del 1984, mentre dal successivo Saint Julian del 1987 tira fuori “Screaming Secrets”.
A grande richiesta del pubblico esegue alla chitarra il classico “Pristine” da Peggy Suicide del ’91, poi torna alle tastiere per “When I walk through the Land of Fear” (sempre da 20 Mothers). Cambia la chitarra e fa una vecchia canzone scritta a Liverpool nel ’77 quando era il bassista della punk band The Crucial Three a fianco di Ian McCulloch, futuro cantante di Echo & The Bunnymen, “Writing on books”, quindi una versione energica di “Up-wards at 45 degrees” (da Jehovahkill del 1992).
Si prosegue con “Greatness & Perfection” (da World shut your mouth, il suo primo disco solista del 1984) e “Sunspots” ancora da Fried, poi due stravaganti brani, uno su come non dire a tua figlia che sei un terrorista e un altro per il suo ipotetico funerale fatto in casa, ricorda gli anni ’70 a Liverpool e canta “Why are we sleeping?”, un classico dei Soft Machine. Quindi dopo aver attaccato del nastro adesivo ai tasti per fare gli accordi di sottofondo con la tastiera va alla chitarra per eseguire “Sleeping Gas” dal primo disco dei Teardrop Explodes (Kilimanjaro dell’80), mentre un tipo sventola una bandiera anarchica rossa e nera e Cope martella i tasti del piano. A un certo punto la musica si interrompe, chiede“no music, just flag”, rimangono i battimani del pubblico e gli “storm effect” che simulano tuoni e lampi, augura “death to every religion, even my own” (Cope è un feroce avversario di tutte le religioni monoteiste), saluta con “Arrivederci Roma” e se ne va, senza più tornare sul palco per i bis. E forse è giusto così, meglio chiudere in bellezza un grande concerto e lasciare il pubblico con un pizzico di amaro in bocca e la voglia di rivederlo presto. Il suo ultimo disco Black Sheep che avrebbe dovuto presentare stasera non è neanche in vendita, e questo la dice lunga sul personaggio, completamente avulso dalle logiche commerciali.
Sul sito ufficiale c’è scritto che il disco è “available to motherfuckers and the children of motherfuckers only”, in Italia l’unico paragone possibile è con Fausto Rossi (già conosciuto come Faust’O), che sarà al Circolo degli Artisti il prossimo 3 novembre per presentare il suo nuovo disco Becoming visible.
Alessandro Sgritta
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