Riunione di famiglia, regia di Thomas Vintenberg
CINEMA- La luce solare e l’oro dei campi di grano torniscono una sana commedia di equivoci. Una cittadina danese al 750° anniversario dalla sua fondazione si prepara al ritorno del famoso cantante lirico Karl Kristian Schmidt, nativo del luogo. Proprio intorno al tema del ritorno e dei ricordi ruota la carriera cinematografica di Thomas Vintenberg, regista e co- sceneggiatore del film. Lui stesso ricomincia dove si era concluso il suo ultimo film, Festen, raccontando ora i conflitti all’interno di una famiglia nella forma della commedia.
La storia, perché di racconto al limite del surreale si tratta, si apre con il presunto suicidio del padre del vero protagonista maschile, Sebastian, quando ancora era un bambino. Ad una perdita corrisponde inevitabilmente un trauma: il ragazzo da quel momento sarà balbuziente fino a quando non riuscirà a liberarsi del trauma. Scoprirà infatti dalla madre, donna che ha messo da parte la solitudine per stare con un’altra donna, che il padre è vivo ed è addirittura il famoso cantante lirico Schmidt. Il susseguirsi di eventi ci impone poi il paradosso: inconsciamente l’uomo si mette a fare il padre di colui che non sa essere suo figlio.
Il film dunque, la cui sinossi ruota intorno a intrecci famigliari e sentimentali, raggiunge l’eccesso con pacatezza. Ogni sequenza pare commisurata alla successiva ed alcune scene si assomigliano a tal punto da enfatizzare quegli elementi che convogliano nella cena finale, la chiave di volta dello svelamento di ogni segreto.
L’impeccabile fotografia esalta la vivacità dei colori ed i dettagli creati dalla luce. La penombra custodisce quei segreti che non dovrebbero essere svelati ma che nascondono recondite verità: Sebastian si troverà quasi a dover scegliere tra Claudia, la sua ragazza, e Maria, una vecchia fiamma tornata in città. Ma il romanticismo racchiuso nella preferenza del ragazzo sfocerà nel grottesco, quando anche il ritrovato padre si imporrà fisicamente sulla giovane. I dialoghi risultano essenzialmente cinici e l’ironia rafforza la struttura del lavoro.
In fin dei conti si percepisce la linearità di una storia colma di alterazioni. La telecamera si muove continuamente senza lasciare nulla al caso e le riprese, alternando i punti di vista, scrutano negli sguardi dei personaggi. Anche quelli meno determinanti ai fini dell’intreccio trovano il loro posto in scena e vengono ricordati: con naturalezza viene vissuto il rapporto omosessuale della madre di Sebastian e accettato senza riserve l’amore viscerale di uno chef per l’arte del cucinare. Pietanze ed emozioni spesso finiscono per unirsi, ma in questo film è la musica ad essere il condimento adeguato: dalle melodie gitane al coro di voci bianche, le note segnano lo spartito ideale del regista danese. Da vedere.
Beatrice De Sanctis, cinema, martelive, martemagazine, Recensioni, Riunione di famiglia, Thomas Vintenberg