Antichrist, regia di Lars Von Trier
CINEMA- Con le intense note dell’aria di Haendel “Lascia ch’io pianga” si apre Antichrist, film a capitoli più prologo, così come c’ha abituati in più occasioni il geniale regista Lars Von Trier.
Tutto ha inizio nelle prime scene quando i due protagonisti Charlotte Gainsbourg e Willem Dafoe sono intenti in un amplesso (una scena di raro lirismo, quasi barocca!) mentre il piccolo figlio scivola dalla finestra tragicamente su un “lenzuolo” di neve. Come può una coppia superare un tale trauma? O meglio, lo si supera davvero? Inizia così un lungo e spietato limbo dalle atmosfere e i toni inquietanti, alimentate dalle angosce inespresse della donna e dal tentativo dell’uomo di curare lui stesso la moglie esercitando su di lei il suo mestiere di psicoterapeuta: andando oltre ogni deontologia. Così i due si ritrovano a “curarsi” (almeno così si illudono) in una casa immersa in una foresta spettrale, dove la natura sembra essere antropomorfizzata e restituisce appieno l’orrore che si nasconde in qualche verità nascosta che solo a fine film sarà svelata.
Presentato al festival di Cannes come un horror, Antichrist in realtà è ben altro e probabilmente “rinchiuderlo” in un genere sarebbe un errore. Prevale su tutto la componente psicologica, unita ad elementi un po’ fetish, hard e la dimensione onirica dell’assurdo: animali che parlano, stregoneria e la natura “maligna”. Un dramma dell’assurdo splendido nel suo essere artistico: fotografia e regia sono sublimi; la narrazione ricca di pause e di silenzi è ansiogena.
In alcune scene sarà difficile non avere la tentazione di chiudere gli occhi, visto il realismo di scene tanto “dure” anche per gli aficionados dello splatter. Nonostante le critiche riecheggiate da più parti, Lars Von Trier ancora una volta riesce a stupire. Non uno stupore fine a se stesso, però, ma di quelli che lasciano il segno per almeno 30 minuti usciti fuori dalla sala…
Angelo Passero, Antichrist, cinema, L. Von Trier, Marte Magazine, martelive, Recensioni