Tina Pace, Fuori di me
LIBRI- Per la terza volta ormai ci troviamo a parlare di uno dei testi della collana I Corti, della casa editrice Il caso e Il vento. Anche stavolta un’opera tutta al femminile in cui scrittura e poesia si incontrano nell’intrecciarsi dei fili della narrazione con illustrazioni fotografiche di Carolina Cavaterra che si è prestata a valorizzare i momenti più paradossali del testo. Tina Pace non è alla prima pubblicazione con la casa editrice, tempo fa pubblicò un altro racconto lungo, Al posto mio nella serie “20 minuti”.
Protagonista indiscussa del testo Fuori di me è la donna. Una donna ironica e furba, forte ma anche incondizionatamente fragile. Un testo come abbiamo visto tutto al femminile sia nella resa che nel contenuto che delinea la vita/non vita di una donna di oggi. Una donna schiava di ritmi non suoi, di idoli di massa da lei troppo lontani, da una società che la asfissia al punto da sentirsi in gabbia. Una personalità ossimorica che concentra all’interno del suo io tutte le contraddizioni e le bellezze di una vita vissuta guardando, o meglio, fingendo d’esserci. Idee, battaglie, rivendicazioni sociali e personali l’hanno attraversata senza strascico alcuno, se non quello della disperata ricerca di un’identità sentita oggi, a cinquant’anni suonati, estranea.
Una sorta di genio faustiano al femminile, che nulla riesce a trattenere e tanto meno a soddisfare.
Un’insoddisfazione che la spinge alla disperata ricerca di sé, un sé che man mano svanisce come ogni donna che osserva il suo corpo cambiare, privarla di quelle abitudini così preziose in uno stato di totale sbandamento. Una donna però che desidera riscattarsi, senza doversi assoggettare ad un volere e una vita non sentite come proprie. La tipica figura di donna che forse da troppo ci sentiamo proporre. Un carattere caparbio, sicuramente spesso quasi maschile, non delinea però un personaggio femminile così diverso da quello che da troppo tempo viene preso a modello.
Un libro questo dalla velata ironia che non stanca mai, dissacrando in parte le parole pronunciate attimi prima, così da farsi ludico. Un esperimento comunque non del tutto convincente, non tanto per le qualità tecniche che sicuramente possiede, quanto per una monotonia di fondo che interrompe l’ascesa emozionale delle parole, schiacciate nella morsa di una produzione femminile che riesce ancora troppo bene in questo tipo d’esperimento da non desiderare di sperimentare altro.
Tina Pace, Fuori di me, Il caso e il vento, pag. 168, € 12
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