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Recensioni targate ”Romics”

CINEMA- Nella sezione del Romics “Festival del Fumetto e dell’Animazione” dedicata al concorso dell’Animazione, tra le tante visioni proposte, abbiamo scelto due Anime in particolare da recensire: la serie animata Samurai Champloo e il film di stampo “famiglia Miyazaki” Gedo Senki: I racconti di Terramare.
Samurai Champloo è una serie Tv costituita da 26 episodi, prodotta dalla Manglobe (edita in Italia da Panini Video) e firmata dall’autore del ben famoso “Cowboy Bebop”, Shinichirò Watanabe.


La storia narra di due Samurai totalmente differenti l’uno dall’altro: Mugen spavaldo e arrogante, dal modo di fare molto “moderno” e Jin, riflessivo e cauto, dallo stile prettamente vecchio stampo “kenjutsu”.
I due ragazzi si ritroveranno irrimediabilmente uniti grazie ad una cameriera di nome Fuu, che riuscirà ad incastrarli per partecipare ad una particolare impresa: scovare il famoso samurai che “profuma di girasoli”.
Questa è un’opera di finzione, ci sono parti che sono diverse dalla storia vera…ma non parlare troppo, sta zitto e guarda!”, con questa breve spiegazione si dà inizio all’Anime di Watanabe che ci chiarisce perfettamente il concetto principale dell’opera stessa: non si cerca di ricalcare la realtà, bensì di sconvolgere il periodo Edo rappresentato, regalando allo spettatore un mix unico e ben movimentato di realtà differenti.
Perciò non c’è spazio per gli schizzinosi o i fan sfegatati delle “riproduzioni fedeli”, in quel caso è doveroso porre un cartello di “Off Limits”.
Perché il termine “Champloo”, che deriva dal dialetto di Okinawa “chanpuru”, significa fondere e mischiare, in questo particolare caso riferendosi all’immagine di un anime che frulla incroci di epoche diverse e di vari stili estetici.
Le musiche ci riconducono a generi punk, hip pop e rap, insieme all’arte del combattimento che segue una linea danzante e diretta.
I colori sono caldi e vivaci, come le battute che non lasciano spazio a possibili tempi morti, portando lo spettatore ad un interesse sempre più profondo della vicenda.
Quasi un peccato che ogni episodio duri solo 23 minuti: noi ne avremmo voluti molti di più.

Gedo Senki: i racconti di Terramare richiama a noi un nome che ormai è un clou nel mondo dell’animazione Giapponese, ovvero Hayao Miyazaki.
Peccato che, stavolta, dietro la regia ci sia niente poco di meno che il figlio del grande artista: Goro Miyazaki.
Ricalcando le orme del padre, Goro porta sul grande schermo una storia che non deriva dal suo estro artistico, ma bensì da una seria di libri fantasy firmati da Ursula K. Le Guin dal titolo Tales of EarthSea.
Prodotto come sempre dallo studio Ghibli, la storia narra la vicenda di un grande mago di nome Ged e del suo lungo viaggio compiuto per comprendere le varie catastrofi che si stanno abbattendo nel regno di Enland.
Il caos sembra prendere possesso del pianeta e i draghi iniziano ad ostentare dei comportamenti bizzarri: Ged lungo il suo viaggio incontrerà il principe di Enland, Arren, portatore di un’oscurità della quale dovrà liberarsi per salvare Enland.
In una vecchia intervista a Venezia, Goro Miyazaki, ammise il contrasto che lo legava involontariamente al padre: Hayao non è mai stato convinto del progetto intrapreso dal figlio ed ha sempre dimostrato la sua contrarietà.
Nell’osservare l’opera del “secondo” Miyazaki, iniziamo a capire che essere figlio dell’artista non equivale a possederne i medesimi pregi.
I racconti di Terramare si presenta piacevole ai nostri occhi, avventuroso e per nulla pesante nel tempo che si trascorre davanti allo schermo.
Purtroppo, dal suo canto, perde di spettacolarità e di minuziosità nella caratterizzazione dei vari personaggi, non riuscendo a ricreare una degna composizione della storia tratta dal libro della Le Guin.
Si lasciano molti temi sospesi e la magia che, solitamente, il “primo” Miyazaki riusciva a donarci con tanta semplicità, qui viene a mancare quasi del tutto.
Opere passate come “Principessa Mononoke”, “La città Incantata” e “Il castello errante di Howl” ci fanno ricordare la magnificenza dei film di Animazione e, forse, mantenendo un paragone che non dovrebbe nemmeno esistere, il risultato termina con scadenti riscontri.

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