Sguardi ad Oriente con un tocco di mascara blu
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]
Fa caldo, l’asfalto sotto le scarpe si scioglie, la fantasia ci vorrebbe in paesi esotici e lussureggianti o in spiagge incontaminate che credo esistano solo su pellicola, ma questo è uno dei momenti migliori da dedicare all’arte, la fantasia è solleticata dalla stanchezza o dalla noia e Roma, stanca e annoiata come noi, può diventare ancora più piacevole quando la sera rallenta il passo. Una passeggiata nell’isola pedonale del Pigneto, magari un bicchiere di vino bianco e una sfogliata all’oriente in tredici scatti. Così ho scoperto le foto di Uno sguardo in Oriente di Marilena Allegretti, sulle pareti del wine bar VI(ci)NO, via del Pigneto, 25.
Questi scatti scrivono dei momenti e delle atmosfere lontane. Un reportage che non ha il valore di uno studio antropologico, piuttosto esprime la curiosità occidentale per l’esotico che segue i passi di Marco Polo.
Tra il 2004 e il 2006, in viaggio per la Thailandia e la Cambogia, la digitale della fotografa blocca nel tempo l’espressione di un vissuto. Dal viso di una bambina nei Templi di Ankor Wat alla donna della tribù dei denti neri c’è la meraviglia del colore. Le donne e i bambini riempiono il frame di questo racconto delle città di Chiang Rai, la capitale più settentrionale della Thailandia. Anelli che trasformano donne in giraffe, ci ricordano l’antica tradizione che vuole che più lungo sia il collo più alto il rango sociale. O forse ci spiegano come un’antica tradizione oggi può rimanere solo un fenomeno turistico. Dall’età di cinque anni le bambine, che in queste immagini conservano ancora il loro corpo intatto, vengono preparate alla trasformazione. Un collare di circa tre chili verrà posizionato attorno al loro collo e ogni due anni vi sarà aggiunto un anello, questo modificherà l’intera figura perchè allungandosi il collo fino a raggiungere anche i trenta cm, la cassa toracica tenderà ad abbassarsi. Nel corso degli anni si crea una dipendenza della donna al collare deformante perchè senza di quello non si potrà più sostenere il peso della testa. Strumento di controllo che diventa fenomeno di seduzione per i turisti, le spire d’ottone ipnotizzano lo sguardo con la loro circolarità e sottolineano un sorriso che non è forzato, ma avvezzo agli sguardi dei curiosi.
Queste foto spiegano una civiltà che incanta proprio per questo, non sono pose immobili ma scene al rallentatore e istanti fermi, come la testa di Buddha che è un cimelio avvolto nelle radici di un tempo che deve essere intrappolato, proprio come il collo della donna della tribù di Puduang.
Marilena Alegretti realizza in queste immagini una scelta cromatica che è unica chiave di lettura. La ricerca della luce del crepuscolo le permette di colorare di blu le ciglia di un elefante e di regalare a noi la magia di un viaggio.
Fino al 30 agosto 2008 presso la Vineria VI(ci)NO al Pigneto, dal lunedì al sabato, dalle 19.00 alle 24.00. Ingresso libero.
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