G. Martelloni_ La superficie del mare
CD MUSICA- Gianmarco Martelloni, insegnante di lettere in un liceo di Brescia, alla sua prima uscita dopo vari anni di “gavetta”, ha intrapreso la carriera di solista fin dal 2000 |
e ha trovato in personaggi già noti nell’ambiente, come Paolo Benvegnù (pre- produzione e cori) Andrea Franchi (contributi strumentali), Filippo De Paoli (co- produttore con Martelloni stesso), e Lorenzo Caperchi (mixaggio), collaboratori davvero d’eccezione.
Il suo album d’esordio, La superficie del mare, edito da Mizar Records/ Audioglobe, è composto da dieci brani dalle diverse sfumature, che hanno una combinazione di freschezza pop e ritmi rock, il tutto condito da eleganti romanticherie e da una venatura malinconica, a tratti anche rabbiosa, di fondo.
L’insieme che ne risulta è una raccolta molto orecchiabile, sempre coinvolgente ed estremamente fruibile, con ritmi a tratti frenetici ed incalzanti come nella migliore tradizione rock, e a tratti, dolcemente melodici, romantici, vagamente amari, in cui però non appare mai un afflato di disperazione. E’ una sorta di inno alla rinascita questo disco dall’armonia inconfondibilmente pop, ma che ha in aggiunta dei refrain che rimangono in testa e dei testi ben costruiti, che ci regalano una melodia intensa, diretta ed incalzante.
“La mia preoccupazione principale è fare una ricerca sui testi che non sfoci nell’intellettualismo o nell’esibizione di tecnica fine a se stessa. Ci vogliono anni per fuggire dalle ovvietà all’italiana, così come dall’incomprensibilità spacciata per avanguardia. I vincoli della metrica italiana costituiscono una sfida ardua, ma interessante”, dice del suo lavoro lo stesso Martelloni, e noi vorremmo aggiungere che una fatica discografica degna di tal nome abbisogna necessariamente di innovazione nella tecnica del suono e, allo stesso tempo, di una certa consecutio nei testi. La superficie del mare ci sembra assolva bene ad entrambe le cose.
Vi consigliamo l’ascolto di Cravatta Rossa (traccia 2), in cui si sposano bene l’urgenza rock del ritmo con la riflessione esistenzialista dei testi; Messalina (traccia 3), in cui la linea melodica diventa ritmo e in cui le parole diventano il mezzo per esprimere al meglio sentimenti contrastanti di amore e disincanto; Sparta (traccia 5), in cui è evidente il lavoro di scelta delle parole da usare, mai fuori posto o gratuite, sposate con forza alla musicalità della chitarra elettrica; e infine, Hello i say (traccia 10), in cui il ritmo incalzante dell’inizio lascia spazio ad una melodia ondeggiante, trasognata, che conduce il disco verso un finale quanto mai ipnotico che dà il titolo all’intera raccolta.
Da ascoltare perché… è un viaggio nelle sonorità rock- melodiche della musica italiana, una ricerca di sé fatta di armonia, che entra di soppiatto nella testa, per non allontanarsene tanto facilmente.
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