Rotta di Collusione al Teatro Il Cantiere
Si inizia con il ridere della protagonista, piccola e impacciata in un mondo che non riesce o non vuole seguire e ci si ritrova a ridere di se stessi. Perché quello che ci viene presentato sul palcoscenico non è forzoso o caricaturale è solo ridicolo, come la nostra quotidianità.
Il ritmo dell’atto unico di circa un’ora e un quarto è incalzante e coinvolgente.
L’odissea di una giornata “storta”, una di quelle dove tutto sembra girare contro.
Ogni movimento, ogni gesto è deciso e stabilito con la razionale lucidità e approda al semplice disastro comico. Non potrebbe essere altrimenti data la mimica fisica del “ folletto” che gestisce da sola la scena.
Ridiamo delle delucubrazioni e dei voli pindarici di una mente “ballerina” che non riesce a trovare un punto di equilibrio, e siamo spiazzati quando scopriamo che è lei a ridere di noi mentre si accende una sigaretta e, rivolgendosi al pubblico, dice: “Invidiosi, vero?”
Sulla scena Celeste Brancato ci presenta le nostre idiosincrasie: l’attesa alla fermata dell’autobus, i calendari sexy, l’amica più fortunata e già felicemente sposata.
L’enfant terrible è travolta da mille eventi che assumono toni esasperati ed eccessivi. Ogni accadimento è un dubbio, una perplessità, una decisione presa da altri; e la reazione è poco costruttiva ma certamente ironica: una dichiarazione di guerra a tutto!
“Mi piace Baricco, Gigi D’Alessio e ho pianto quando ho letto “Va dove di porta il cuore” “.
Perché essere sempre e comunque politically correct ? Qualche volta avremo pur il diritto di essere dannatamente incoerenti. Di volere un paio di scarpe che non ci possiamo permettere e di sentirci speciali solo perché la nostra sciarpetta somiglia a quella indossata da Susanna Agnelli.
Celeste trova così il modo di urlare quella che è la sua normalità e forte di questa può dire e ridire di tutto, anche di sé.
Perché in fondo:”Rotta di collusione” è solo una banale giornata di una banale “ragazza” di circa trent’anni.