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(S)ink di Fabio Saccomani, un’opera funeraria dedicata ai migranti che c’è ma non si vede

MArtePress
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“Pochi tra coloro che sono morti nel tentativo di raggiungere l’Europa hanno un’identità. Nomi di donne e di uomini, nomi di bambine e di bambini.”

(S)ink, l’imponente ma “invisibile” opera funeraria ideata dall’artista e performer Fabio Saccomani è un grido di denuncia sociale contro le leggi sulla migrazione, un monumento di grandissimo valore umano, atto a ricordare tutti i profughi morti, principalmente in mare, nel disperato tentativo di trovare una nuova vita dentro i confini Europei.

L’intento è quello di dare una collocazione monumentale a queste persone, a tutti questi nomi, che resterebbero e che sono rimasti fino ad oggi invisibili, sprofondati negli abissi del disinteresse collettivo.

Il progetto del monumento (S)ink consiste nello scrivere sulla pavimentazione della zona pedonale di via del Pigneto, luogo ricco di vita e di movimento, tutti i 36.570 nomi e la provenienza dei migranti deceduti dal 1993 al 2019 con una particolare resina idrorepellente visibile esclusivamente a contatto con l’acqua. Quell’acqua, dunque, che ha posto fine alla vita della maggior parte di queste persone, nei giorni di pioggia, permetterà loro di riemergere alla vista dei passanti, che fino a un attimo prima li avevano calpestati inconsapevoli della loro esistenza. Il gioco di parole che dà titolo all’opera risulta quindi estremamente chiaro: l’unione di “to sink” il cui significato è affondare e “Ink”, inchiostro. Sarà quindi l’inchiostro a fare tornare a galla i nomi e dare voce ai più deboli, a coloro che sono nati dalla parte “sbagliata” del mondo.

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L’opera è realizzata nell’ambito della BiennaleMArteLive 2019, all’interno del progetto speciale Street Art for Rights, curato da Oriana Rizzuto e Giuseppe Casa, prodotto da Scuderie Martelive e patrocinato dal V Municipio del Comune di Roma. Il 10 Dicembre, giornata mondiale dei diritti umani, si è dato il via all’opera, scrivendo i primi nomi dei migranti morti dal 1993 al 1995. Con l’aiuto di una equipe di volontari si è iniziato questo imponente lavoro che coprirà quasi 500 metri e che volgerà al termine il 20 Giugno 2020, giornata mondiale dei rifugiati, nella speranza di non dovere aggiungere i nomi di altre vittime alla lista.

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