Al 90% dei casi ci muoviamo per induttivismo: il cowboy col cappello bianco è probabilmente più affidabile di quello col cappello nero.
Ce lo ha insegnato chiunque, nei fumetti. Chester Gould ha mostrato la differenza tra Dick Tracy (mento

Naturalmente abbiamo anche casi in cui il Bello è diventato obbligatoriamente cattivo, mentre il Brutto inequivocabilmente buono (prendete un Dylan Dog a caso: se c’è un mostro il colpevole è la ragazza). Ma al di là della digressione estetica su come l’aspetto diventi avatar di questa o quell’altra virtù (spiacenti, ma frenologia e antropologia criminale funzionano solo nel mondo della narrativa), il vero intrigo si crea nel momento in cui buono e cattivo coincidono completamente.
E’ il caso tipico delle Spy Story: femme fatale e doppiogiochisti ci danno puntualmente versioni dei fatti da stravolgere man mano che la trama va avanti. Ammettiamolo, se c’era qualcosa che ci dava ai nervi di X-Files, era proprio il fatto che in ogni puntata si rischiava di veder contraddette tutte le rivelazioni dell’episodio precedente. Eppure era lo stesso identico elemento a tenerci incollati alla poltrona, quella stessa morbosa curiosità che ci fa rallentare quando vediamo un incidente. Quell’irriducibilmente maligno da cui si genera l’amore per il mostro, il brutto (per dirla alla Umberto Eco).
Naoki Urasawa conosce alla perfezione questi stilemi, e ci racconta la storia di Billy Bat a partire da un incontro

La sua fuga in terra nipponica darà così il via a un’escalation di misteri, complotti bellici, massonerie e sovrannaturale legati alla figura del pipistrello. Dagli intrighi politici della guerra civile giapponese, alle ombre dietro al tradimento di Cristo da parte di Giuda, passando naturalmente per Lee Oswald e l’omicidio Kennedy. Tutto ciò che la nostra storia ha bollato presto o tardi col nome di complotto, sembrerebbe essere irrimediabilmente collegato alla figura totemica del pipistrello. In pratica, la storia di tutte le storie complottiste.
Ma la meta narrazione di Billy Bat non si limita solo a quello che potremmo definire “Danbrownismo spinto”: nei soli quattro volumi attualmente usciti per l’edizione italiana (a cura della GP Publishing), abbiamo quello che forse è il

Altra caratteristica inquietante di Billy è la sua ambiguità, dialettica e fisica: per tutta la narrazione viene sempre annunciato a mezza bocca la presenza di un pipistrello bianco, in apparente contrasto con quello nero. Ma sembrerebbe che i due siano perfettamente identici per aspetto e modi indiretti, rendendo così impossibile distinguere le intenzioni dei due, se non alla fine del loro operato.
Il dualismo di Billy si può quindi tradurre in molti modi: dai contrasti tipici della Guerra Fredda alla dicotomia dell’animo umano, in cui l’atto eroico può essere fine a sé o meramente interessato alla gloria.
E forse questo è l’elemento più interessante e realista di tutta la trama: l’impossibilità di scegliere tra il pipistrello giusto e quello sbagliato diventa così una riflessione sulla nostra impossibilità di distinguere chiaramente il buono dal cattivo, il bello dal brutto, una cosa dal suo contrario. E il cowboy buono avrà un cappello grigio, esattamente come la sua controparte malvagia.
Giampiero Amodeo