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Subsonica: from Torino to Barcelona

Per chi non è mai stato nel teatro di un mini Casinò, per chi non è mai stato a Barcellona, per chi non ha mai vissuto un concerto dei Subsonica: tutto questo in una sola notte, in una notte di marzo, in uno strano vicolo tra Porno Show e locali che ricordano lo spoglio e malinconico Sud America.
Senza preavviso una “scia” di luci colorate e scintillanti ci indicano il luogo esatto del concerto, tra diffidenza per l’ingresso laterale al casinò e incertezza mista a curiosità, dell’architettura interna del locale: l’Apolo, uno dei club più importanti di Barcellona per quanto riguarda la musica live.


Ritirati i biglietti e salite le scale, uno scenario inaspettato: dopo un bancone ad accogliere i “visitatori”, subito a sinistra la sala e lo stupore. Sembra di essere in un teatro,di quelli “veri”,ma senza sedie nella platea e dove, sul palco, gli unici oggetti di scena sono gli strumenti e gli amplificatori. Una struttura rigorosamente in legno, un sipario sullo sfondo e dall’alto, candelabri con luci rosse, a rendere l’atmosfera dell’attesa calda e soffusa.
Conquistato un tavolino e il suo divanetto, pronti ad ascoltare, bevendo qualcosa e chiacchierando, l’ambiente si riempie, e senza preavviso le luci della sala si spengono..inizia lo spettacolo!

Chiazze di sangue, giornate di sole/ Le dita sull’asfalto, l’arma già scarica./Giovane vita in un gesso sottile /Tutto finisce, in terra resta una sagoma.”
Si inizia così con “Piombo”, dall’ultimo lavoro dei Subsonica, a riscaldare le anime. I cinque non sono più accompagnati da gabbie, neon luminosi o schermi giganti con psichedeliche proiezioni: sono da soli con i loro strumenti e la loro musica. Niente strani effetti, solo energia pura dalle vene, che esce fuori e inonda la platea.
Già dopo la prima canzone Samuel, cantante del gruppo, lancia il tanto atteso sondaggio:”chi è venuto dall’Italia, chi è in Erasmus e chi è spagnolo”. Stupiti ci si rende conto di non essere in pochi venuti dall’Italia, ma soprattutto che gli spagnoli sono più di quanto previsto.
Si continua con “Veleno” che infuoca il pubblico, trascinati dal testo è quasi impossibile rimanere fermi. E la corsa infuocata continuerà e aumenterà con l’”Odore” (unico brano tratto dal controverso Terrestre) e “Aurora Sogna”. Dopo neanche quattro canzoni si sentirà al microfono: “Vedo che siete già caldi”.
Continua il momento di Microchip Emozionale con “Colpo di Pistola”, “Liberi tutti”, “Il cielo su Torino” e “Strade”.
In così poche canzoni si sentirà consigliare ai presenti di trasferirsi tutti a Barcellona vista la crisi italiana, ci saranno problemi al basso e errori alla voce che faranno bloccare tutto per ricominciare, Samuel chiederà aiuto al pubblico perché, causa raffreddore, non è al massimo.
Succederanno tante cose, ma niente ci distoglierà dalle atmosfere che i cinque riescono a trasmettere da quel piccolo palco. E’ inevitabile la sosta per assaporare tutto in un modo nuovo, per guardare tutto da un’altra prospettiva. E così “Strade”, nonostante il presunto “malessere”, sarà intensissima e avvolgente fino ad una nota stonata, uno stridio che frenerà tutto e coprirà di gelo il caldo che fino ad allora sembrava aleggiare intorno a noi: quando ancora le di dita di Boosta creavano l’atmosfera malinconica della fine, uno dei componenti, dalla retrovia, si fa avanti, saluta il pubblico e va via tra gli sguardi perplessi, ma consapevoli degli altri, è il momento della pausa.

Si riparte con un flusso continuo di ritmi e sonorità quasi dance, tra le note di “Disco labirinto”, “Nuvole rapide” e “Ali scure”. Come degli automi si segue il ritmo incessante della cassa che non si fermerà neanche nel passaggio tra una canzone e l’altra. In tre canzoni si percorrerà l’intera carriera del gruppo e senza sosta si assaporerà l’intensità e la forza dei Subsonica.
Dopo la pausa, nonostante non ci sia stato il cambio d’abito che ha caratterizzato l’ultimo tour, qualcosa è cambiata. Durante il “Centro della Fiamma” anche Ninja inizierà a sorridere, e dopo il “From Torino to Barcelona” che ha accompagnato l’intro di “The activator”, e “Mio Dj” lo seguiranno anche tutti gli altri.
Una svolta decisiva che rivoluzionerà l’atmosfera. Svolta che porterà, durante “Nuova Ossessione” e dopo un simpatico mimo al testo, all’esplosione, e il pavimento inizierà a tremare sotto i nostri piedi. I cinque, non più giovanissimi, continuano ancora ad incantare ed ipnotizzare con un sorriso e con la rabbia di chi ha tanto da dire, di chi vive per raccontare.
“L’ultima risposta” e “Up Patriots to Arms” (fortunata cover del pezzo di Battiato) confermano la capacità dei Subsonica di amalgamare testi graffianti, profondi, attuali e cupi ad una musica carica di forza esplosiva e contagiosa vitalità.
“Tutti i mie sbagli” chiuderà il concerto dopo un saluto doveroso al loro amico Morgan (il cantautore qualche giorno prima aveva fatto cantare la canzone sanremese del gruppo, con risultati discutibili, ad uno dei concorrenti del noto programma di cui è giudice). Escono ormai sfiniti, con il fiatone e dopo essersi divertiti ed entusiasmati, dopo aver vissuto per e con il loro pubblico quelle poche ore in un’unica pulsazione. La mezzanotte non è ancora arrivata e gli viene concessa un’altra canzone. E’ il turno di “Preso Blu”, e così scoccherà la mezzanotte, e la “cenerentola” italiana correrà via in punta di piedi, dopo una meritata “decompressione”.

In quali silenzi riecheggia /la rabbia delle tue certezze, /perché non ci provi ad arrenderti /a un giorno di pioggia, /al gusto di pioggia, /in anni di pioggia “.
Un saluto veloce ad Apolo che, dopo aver accolto magistralmente la festa, in pochissimi minuti ci ha accompagnati fuori ad assaporare una fredda, ma ancora viva Barcellona.

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