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Bandiere, note e zebre: Faletti, ancora pittore

personale di faletti

[ARTI VISIVE]

personale di falettiBOLOGNA- L’incursione dell’eclettico Giorgio nel mondo dell’arte, un percorso iniziato con il progetto concepito nel 2010 che prevedeva un libro e un’esposizione allestita in contemporanea in due città, Genova e Alasso, continua con Alias. Secondo Capitolo, la personale dell’attore e scrittore allestita negli spazi del Museo e Biblioteca Internazionale della Musica dal 25 novembre fino al 15 gennaio.

Percorrendo le sale espositive si nota una bipartizione tematica del materiale in mostra: se dapprima sono presenti opere appartenenti alle due serie di dipinti “Flags” e “Flights”, i restanti lavori sono collocati al secondo piano, all’interno del museo che custodisce strumenti d’epoca. Ciò non è casuale, ma specchio di un intimo dialogo tra l’artista e le percezioni sonore destate dall’universo della musica, un dialogo che si concretizza nel mix di pentagrammi e pennellate.
La pittura di Faletti è narrazione. Parla e gioca con significanti e significati. Le opere che aprono la mostra sembrano imitare la rigida suddivisione in parti nere e bianche, piene e vuote, ma trasgrediscono ogni regola prefissata. La serie “Flights” infatti racconta di voli senza cieli, che hanno come protagonisti piccoli giocattoli e increspature su carta bicroma. Non c’ è spazio per il colore qui e neppure per l’optical art. Si tratta piuttosto di linee che nascono come nette e divisorie, ma finiscono con macchie di grigi e tortuosità, onde simili al manto di una zebra: l’ oggetto incollato sulle opere in forma ridotta e presente nei titoli “Zebra code”. L’animale in forma plastica è l’icona protagonista allo stesso modo del piccolo aeroplano nero raramente bianco, ma mai di altre tinte, che rompe la bidimensionalità e viene ripetuto quasi ossessivamente in varie dimensioni.

Se è vero che Faletti utilizza i colori come alfabeto e l’iconografia rappresentata come messaggio, le sue bandiere non sono solo immagini. Il simbolo della nazione è la nazione, come dimostrano le opere di Jasper Johns. E il richiamo al pittore statunitense è evidente nei lavori denominati “Flags”. Non tinte vive ma trasparenze e segreti, le bandiere di Faletti sono inquinate da quello che ogni nazione rappresenta nell’immaginario comune. Si tratta di immagini politiche nelle quali il colore si fa liquido e consente di vedere cosa c’è dietro: la francese “Rez-de-Chausée” è sporcata dall’impronta di passi e rivela pezzi di giornale sotto le tinte di blu e rosso, la tedesca “Two Tears for Lily” , acrilico e tecnica mista su tela, cola in lacrime e nasconde un volto di donna. Altri riferimenti all’attualità sono i pezzi di quotidiani che compongono “Maybe another country..” con i colori dell’Italia mentre il mito americano è un sole che irradia raggi (o tentacoli) a stelle e strisce.
Ritmo, è tutto quello che conta in “New York Symphony”, in prevalenza tecnica mista su carta. La serie di dipinti vede il trionfo delle linee sinuose, che appaiono quasi integrare i pezzi di pentagrammi mancanti o imitare i gesti di un concerto. Il colore è armonioso e le forme geometriche sono collegate allo sfondo nero dai brandelli che contengono note.
Faletti non dialoga più, ma si lascia attraversare da quello che l’orecchio suggerisce o meglio impone.
Per l’artista la pittura è forma di comunicazione, ma anche modo di accettare ed interpretare il silenzio, magari rotto dalle corde di un violino…

Sofia Mattioli

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