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Fumetti da mettere nel carrello

diegociorra
[STREAP-TEASE: FUMETTI MESSI A NUDO]

diegociorraAnch’io come molti, con il mio account di Facebook compilo quiz bizzarri che dovrebbero rivelare chissà cosa sulla mia personalità. Di solito per darmi un tono scelgo di rispondere solo a quelli che hanno a che fare con libri, cinema o la cultura in genere, e riesco a pilotare il risultato dei test in modo che il verdetto finale sia inequivocabilmente di mio gradimento.

L’ultimo questionario in ordine di tempo ha stabilito, con un lieve aiutino da parte mia, che tra gli eroi della letteratura sono innegabilmente sognatore quanto Don Chisciotte. Peccato che la verità sia un’altra.

Ultimamente mi sono accorto di avere molto in comune con un personaggio da romanzo meno valoroso di quello di Cervantes. Infatti durante la mia ultima capatina in libreria ho scoperto preoccupanti somiglianze con i maniacali comportamenti di Rebecca Bloomwood, la  protagonista di I love shopping della Kinsella. Curiosavo nel reparto fumetti alla ricerca di una nuova uscita a cui ero interessato e sbirciando tra gli ultimi arrivi mi sono accorto che l’angolo dell’usato traboccava di offerte! Pur avendo già trovato quello che cercavo, non potevo fare a meno di rigirare tra le mani quegli albi, tra cui alcuni di cui avevo rimandato l’acquisto a tempi economici migliori. Proprio come una vera shopaholic ho attuato la manovra n.1 del manuale dei saldi: imboscare i fumetti in questione sotto una pila di altri albi di scarso interesse, in questo modo sarebbero stati meno individuabili da occhi allenati come i miei. Poi mi sono incamminatopeppinocoverdef verso la cassa per pagare quello che volevo prendere. Sarei tornato con calma dopo qualche giorno per gli altri. A metà del corridoio però mi sono bloccato. E se non li avessi più trovati? Forse era il caso di approfittare dell’occasione, dopotutto si trattava di un investimento: avrei comprato più fumetti stavolta, ma avrei avuto da scrivere per la mia rubrica per settimane e settimane. Tutte scuse, proprio come un vero malato dello shopping, ed è superfluo stare qui a specificare quale sia la mia particolare dipendenza. Dunque meglio procedere con quello che ho messo nel carrello nel mio folle pomeriggio di spese…

Peppino Impastato, un giullare contro la mafia è la novità letteraria che ero andato a cercare in libreria, dopo che i due autori, Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, hanno profuso entusiasmo ed energie per promuoverlo su e giù per lo scarpone, tra fiere e punti vendita. Ancora una volta è la BeccoGiallo Editore a farsi vettore di un’opera disegnata di notevole impegno civile, che tratteggia la figura di Giuseppe Impastato senza cadere nel ricordo elegiaco di un martire, facendo invece emergere la straordinarietà del cittadino comune, che dimostrò che la mafia si poteva combattere con la forza delle idee e dell’ironia. Straordinario è anche il lavoro degli autori che compiono qualche passo in più dei cento di Bellocchio e trovano la migliore chiave di lettura per raccontare Peppino e la sua sana follia, pure graficamente, con un tratto vivace che restituisce al personaggio quella fisionomia da maschera buffa che davvero lo caratterizzava.
Ve ne raccomando la lettura, dal momento che è un tributo sentito e per nulla retorico, a differenza di tanti messaggi ascoltati nel giorno del ricordo delle vittime delle mafie.

laika420Passando invece all’angolo occasioni, ho recuperato la lettura di Laika, di Nick Abadzis. Non avrei mai pensato che potesse piacermi, ma le critiche entusiaste e l’Eisner Award vinto nel 2008 mi hanno convinto quanto meno a leggerlo per giudicarlo. Ebbene, alla fine anch’io devo ammettere che la graphic novel edita da Magic Press è un’opera meritevole e di qualità. Se il titolo non vi ha acceso nessuna lampadina, vi anticipo che al centro del racconto c’è la cagnolina che insieme alla cortina di ferro è stata il simbolo della guerra fredda. Abadzis narra proprio la storia del cucciolo di strada che venne inserito nel programma aeronautico sovietico per diventare il primo essere vivente a viaggiare nello spazio, e lo fa con toni delicati che puntano dichiaratamente al coinvolgimento emotivo del lettore, discostandosi a poco a poco dalla visione cinica dell’opportunismo scientifico per approfondire il rapporto tra la cagnolina e i due umani che si presero cura di lei, fino all’inevitabile finale in cui la storia torna a prendere il sopravvento sulle scene di finzione.
L’uso di colori tenui e tendenti a tonalità fredde è teso appunto ad accentuare il carattere intimistico del racconto, così come il lettering in corsivo, scelta poco usuale anche quando si tratta di fumetti non commerciali come questo.
Laika è dunque un altro pregevole esempio di come il fumetto non debba per forza avvincere con l’azione serrata, ma possa venire scelto come mezzo deputato a offrire inediti punti di vista su eventi grandi o marginali della nostra storia e i suoi attori, soprattutto se supportate da una scrupolosa documentazione come in questo caso e in quello di Peppino Impastato.

Sul finale poi, qualcuno stenterà a trattenere le lacrime, sebbene il destino della dolce cagnetta fosse tutt’altro che imprevisto, e questo dimostra la bravura dell’autore, perché è facile provare sentimenti per un animale reale, ma arrivare a provarne per uno disegnato non è un risultato così scontato.
Io però non ho pianto. Va bene somigliare a Becky Blooomwood, ma a Bridget Jones proprio no.

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