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Underdog_Keine psychotherapie

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cover_underdogCD MUSICA- Sarà quella sana psichedelia. Sarà l’isteria che in fondo è in ognuno di noi. Sarà che tra luce ed ombre il confine è sottile. Ma in Keine psychotherapie la normalità è meglio lasciarla fuori la porta. Keine psychotherapie è uno di quegli album che lascia perplessi. Ti lascia quel dubbio, quella domanda che continuerà a ripetersi negli ascolti: è esagerazione o genialità?

L’estro di questo disco è parecchio elevato, non recepibile da tutti, anche se tutti riusciranno a notare senza troppi sforzi il sorpasso dell’usuale. Gli Underdog si lanciano in suoni ben più paralleli, ben oltre le schermaglie di quel genere, abbastanza sovrautilizzato, che è il jazz sperimentale.
Ma l’altezza, la diversità e la particolarità ci rendono poco visibili ciò che è in cima alla costruzione. E allora se scendiamo un po’ dall’ecletticità di queste 11 tracce, ci rendiamo conto che non può trattarsi di cose fatte troppo a tavolino – come qualche pseudo guru della musica ha provato a teorizzare – quando il progetto abbraccia visioni e prospettive diverse di musica.
Se un violinista come Michele Di Maio, passato da ambienti classici a metal a pop e al cantautorato, incontra il trombettista, oltre che sceneggiatore e fumettista, Alberto Vidmar e il bassista/voce-schizofrenica Diego Pandiscia di matrice elettro funk e jazz elettronico, potete già iniziare a capire cosa intendo.
Ma se aggiungiamo il pianoforte di Giuseppe Trastulli, la chitarra (e toys) di Francesco Cipriani, la batteria di Fabio Mascelli e l’eterea voce di una Barbara Wisniewska che fonde la dolcezza dei Portishead e gli acuti irrequieti dei Blond Redhead, la miscela può far vacillare anche i musicologi più convinti.

Gli Underdog sono attivi dal 2004, cominciando con l’autoprodotto Zeno. Non ci vuole molto per ricevere consensi ed iniziare a collezionare premi: il Monterocktondo nel 2005 e, nel 2007, il MArteLive, il Ephebia Contest e il Vudstok in Sabina. Nel 2008 aprono i concerti di Caparezza, Quintorigo, Ardecore, John Spencer Blues Explosion.
Il loro primo video, “Spectra”, oltre ad essere stato in rotazione su Music Channel, può vantare di essere stato premiato al M.E.I. 2007 nella categoria videoclip. Il secondo video, “Circus”, è stato presentato qualche giorno fa, in anteprima, al Circolo degli Artisti di Roma. Il 2009 è l’anno di Keine psychotherapie, nato dalla collaborazione tra Altipiani e MArteLabel, e con questo esordio ufficiale gli Underdog cominciano a diventare un fenomeno conosciuto.
L’album comincia con “Circus”. Tutto si può dire, meno che sia un tipico incipit da alternative band intellettualoide. Grande carica, frizzante e suggestivo. Ci sembra di entrare fischiettando in un circo e scoprire, all’interno, un tendone decadente con un pagliaccio in piena crisi depressiva. Tra scontri voce/violino, non si può non apprezzare l’intreccio di stile e di intenti tra una Barbara Wisiniewska, angelica e isterica, e i graffi pungenti di Diego Pandiscia.
«Di facile ascolto», dicono ironicamente gli Underdog sul loro MySpace. Ma anche di “facile” lettura, soprattutto per “Satellite”, aggiungerei. Vi sfido a leggere il testo sul booklet del cd. L’artwork, a cura della vocalist Barbara Wisniewska e Lorenzo Falena, è sorprendente e psicotico. Geniale è dir poco, perché riesce a congiungere perfettamente il mood dell’album, allo stilema musicale delle particolari personalità della band.

Oltre alla tecnica e al virtuosismo, il più delle volte nella musica c’è bisogno semplicemente di smuovere i sentimenti. In questo “Like people” coglie in pieno nel segno, consegnandoci una traccia struggente come poche, che – con un testo carico di metafore – riesce effettivamente a far sentire il dolore e a rendere concreto musicalmente quel senso di profonda malinconia.
Geniale, delirante. Effettivamente spettrale. “Spectra” assume anche più valore dopo essere entrati completamente nella visione del brano guardando il video. La voce di Basia accarezza e graffia. Non risulta molto attraente quel ringhiare, musicalmente, ma senza dubbio funzionale alla causa. A dominare la scena sono il senso di leggerezza del pianoforte di Trastulli e il trombone di Vidmar, che costruisce quella continuità in cui irrompe la follia ossessionata di d.Ego.  Per non parlare dell’affascinante oscurità del basso. Tra sferzate in cui si confondono violino e chitarra elettrica e l’abbandono tra rumori conosciuti e inquietanti.
Il viaggio nella follia continua passando da un improbabile dialogo a base di acidità con un condom (“My condom”), in cui la lirica urlata della cantante rende il pezzo un tantino pesante. A testare l’immobilità dell’ascoltatore, poi, c’ è “Prendi 5”, trascinante swing in cui ogni strumento ritaglia il suo spazio, scalciando, tra jungle e free jazz, in un continuo gioco di imitazioni voce-strumenti. Vorticosi i cinguettii di una Barbara che si muove con estrema libertà in “Doppelpersönlich-keit”, e in cui sembra voler dimostrare quello che Mina esprimeva cantando “Brava”.
La valvola di energia si chiude nella saggia consapevolezza di appesantire troppo l’album senza una minima calmata (“Relax” e “—-“).
Gli Underdog però non si fanno mancare nemmeno la cover, e allora una versione più delicata e sussurrata della originale dei Lamb, fa di “B-line” un divertimento stilistico ed effettivo che elimina l’elettronico e fa pulizia dei suoni artificiali. Finale in pompa magna (e con sorpresa) con l’effervescente “Zighididi”. Finale azzeccatissimo per un album del genere (o sui generis?), che ci porta alla mente addirittura melodie orientali.

La bellezza di queste tracce è il saper assumere toni e argomenti cupi restando limpidi armonicamente, a livello propriamente musicale. E poi c’è la follia. Una follia che si fonde alla dolcezza e alla paranoia. In un’intervista gli Underdog ci avevano detto “I nostri brani nascono dall’improvvisazione in sala dove chi ha la meglio nello “scontro” guida il brano, i brani nascono litigando”.
Allora forse sì, non sarebbe malvagio pensare all’alba di un apocalittico indie-jazz.

TRACKLIST:

1. Circus
2. Like people
3. Satellite
4. Spectra
5. My condom
6. Prendi 5
7. B-line
8. Doppelpersönlich-keit
9. Relax
10. —–
11. Zighididi

Emiliana Pistillo

Emiliana Pistillo, Keine psychotherapie, martelabel, martelive, martemagazine, musica, Recensioni, underdog

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