Di questi tempi carichi di promesse tecnologiche eppure oscuri quasi come le “ere di mezzo”, dato che non mancano neanche le profezie apocalittiche per la fine dell’anno, sorprende che ci sia qualcuno che, in barba all’ossessione per la privacy, abbia deciso di far parlare di sé, non per raccontare le proprie tragedie o per denunciare i tagli alla pensione della nonna, ma piuttosto per far conoscere la propria storia, dal profilo assolutamente positivo ed edificante, tanto da poter fungere da esempio per chi volesse credere ancora in qualcosa, compreso soprattutto il proprio talento.
Quel che probabilmente è successo ai redivivi Masoko non è poi rarissimo. Una decade di onorata carriera da hipster idols, la loro, uniformemente spesa tra finissimo gusto vintage per il recupero revivalistico-enciclopedico in chiave pop della new wave che fu (ma proprio TUTTA), riconoscimenti mai del tutto privi di fondamento ma spesso spropositati che li vorrebbero geni variamente compresi e/o purissimi paladini del per pochi, e soprattutto live a pioggia a dar sfogo a talento e stile.
Poche cose possono essere difficili da inquadrare come i contorni dell'eterna questione della libertà autoriale di un musicista. O almeno: non per più di qualche minuto. Specie se ci si abitua all'idea di fondo per cui entrare in contatto con il mondo di ogni artista ripropone lo stesso problema di una traduzione: mentre lo si decifra, ci si rende conto che è piuttosto fisiologico che qualcosa finisca per andar perso.
Vi sfido a dare una definizione alla musica dei 2Pigeons senza scadere in una formula che sia restrittiva. Finirete per buttarle giù un po’ tutte senza riuscire a scegliere: trip hop, downtempo, dubstep, industrial, electro... In Retronica la sfida si fa più dura: ad entrare in gioco ora sono anche jazz, rock e suoni lontani.
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