Skip to main content

“Instabili”? No, davvero bravi…

Buongiorno Marco ed Eugenio! Innanzitutto grazie della vostra disponibilità e complimenti per la vittoria al MArteLive. Come mai Teatro “Instabile”? Instabile come incerto o solo nel senso che la vostra arte è qualcosa che può davvero spaziare? Di cosa si occupa la vostra Compagnia?
Grazie a Voi per l’interesse e lo spazio che ci dedicate! Non è facile di questi tempi ottenere visibilità per le piccole compagnie autonome che non hanno “amici” influenti…


Instabile? Il nome è venuto mentre provavamo il nostro primo spettacolo… era il 2000, lo spettacolo “Scuola Satura” era un atto unico satirico sulla scuola e noi, non essendo nelle grazie del consiglio scolastico… perdemmo la possibilità di continuare ad utilizzare un’ aula della scuola per provare: sostenevano che la nostra arte era troppo “politica”…
Pure il Centro Sociale di Aosta quel giorno era “occupato”… e noi ci trovammo a provare in un piazzale, sotto ad un lampione per leggere i copioni!
Pensammo ai “Teatri Stabili”, alla loro fossilizzazione, ma anche ai loro mezzi; e noi ci autodefinimmo il Teatro di Aosta…. Instabile: sotto al lampione della luce, in un parcheggio, come delle puttane!
Ma poi ci rendemmo presto conto che non era un nome originale, tanti ce ne sono di Teatri Instabili, ben più antichi della nostra piccola compagnia. Ma hai ragione a vedere nel nome un destino non solo economico, ma anche artistico: dal teatro antinaturalista, alla pedagogia lecoquiana, fino al mimo per poi sbarcare alla danza, recuperando poi di nuovo il teatro, l’acrobatica, il visual theater…
Instabili sì e per scelta! E soprattutto: niente fissa dimora, si viaggia, col furgone, come un moderno carro di Tespi con al posto dei cavalli, il motore!
“Prova 1” è un piccolo capitolo della nostra attuale produzione, ma davvero spaziamo dal Teatro Classico ( la nostra “Medea” è stata selezionata quest’anno al International Ancient Greek Drama Festival di Cipro ) alla danza, al mimo, dalla tragedia al clown, dagli anfiteatri al teatro di strada!

Parliamo subito della vostra vittoria: che significato ha per voi e in che modo, se questo è accaduto, sta cambiando il vostro lavoro?
Il MArteLive è una bellissima occasione per incontrare i colleghi romani, per incontrare un pubblico più vicino alla musica che non alle arti performative: è una festa!
Vincere il concorso è una bella conferma per tutto il lavoro che facciamo, ma la cosa più divertente ed importante per noi è potersi confrontare con le altre produzioni contemporanee.
Noi in Italia lavoriamo pochissimo: siamo stati, negli ultimi tre anni, in Korea, Polonia, Spagna, Francia, Austria, Cipro, ma in Italia pare che neanche vedano i materiali promozionali!
Circuiti chiusi, interessi di cortile, finanziamenti a corpi di ballo sciolti da 10 anni, logiche di “scambio” tra organizzatori: noi siamo un granello di sabbia, come diceva qualcuno, che ha la volontà di far inceppare l’ingranaggio. E speriamo che anche questa vittoria al MArteLive possa contribuire ad avere la visibilità e l’influenza per poter cambiare piano piano le cose!
In Italia la gente non va più a teatro, perchè troppi spettacoli sono pressappochisti, amatoriali, di basso livello: dobbiamo ripartire dalla qualità! Il pubblico non vuole annoiarsi, no?

Il teatro gestuale è l’arte di creare suggestioni, evocare figure, trasformare gli spazi in luoghi dell’immaginario e dar vita a storie attraverso il solo corpo degli attori oppure utilizzando gli strumenti più semplici”, cito pedissequamente il vostro MySpace per chiedervi qualcosa sulla vostra performance vincitrice: come è nata e cosa rappresenta nelle vostre intenzioni?
Sì, per noi il centro del lavoro sono gli interpreti: il corpo poetico degli attori-danzatori, dei “danz-attori”, è lo strumento studiato ed utilizzato per comunicare ed emozionare. Poi viene il resto: le narrazioni, le astrazioni, le scenografie ed i costumi, l’umanità dei gesti, i minerali, gli animali e gli elementi.
“Prova 1” è stato il primo incontro tra Eugenio Di Vito e Marco Chenevier. Partendo dalle loro diversità, dalla potenza mediterranea di Eugenio, dal ghiaccio liquido di Marco, le diverse umanità si sono incontrate in uno scontro di prepotenza in cui noi abbiamo fatto perdere la parola e la logica: i due personaggi, dopo tutto lo scontro, si presentano: non si conoscevano!

Un incontro/scontro: classico contro moderno, musica contro letteratura, silenzio e rumore. Secondo voi la società moderna è “confusa” oppure segue una strada delineata che lascia spazio per tutto e tutti?
Incontro/scontro dici. La società di oggi si scontra con le sue stesse incoerenze: non vogliamo gli immigrati e poi li facciamo lavorare in nero, sfruttati, perchè ci fanno tanto comodo. Vorremmo risolvere la disoccupazione e permettiamo alle nostre stesse aziende di investire in Paesi in via di sviluppo, sfruttandone la manodopera a costo zero, facendoci da soli concorrenza per poi dire che sono i “cinesi”. I liberisti parlano come i fascisti ed i fascisti rinnegano la loro storia per poi sedere sulle poltrone del potere; ed ora, dopo anni in cui il liberismo ha promosso il miracolo dell’economia finanziaria cosa succede? Parlano come “Tobin” e chiedono agli investitori di tornare a parlare di economia “reale”!
Il vero male della società umana, dalla sua origine ad oggi, dal colonialismo alla globalizzazione è la Prepotenza, che in greco si dice “Hybris”.
E’ curiosa la radice etimologica delle parole: il contrario di Hybris non è “dolcezza” o “bontà”, ma “Equilibrio”!!
Di questo parla “Prova 1”: la prepotenza. Innata nell’uomo, spesso gratuita, per ottenere il potere, per prevalere. E poi la prepotenza della “logica”, la prepotenza del pensiero, sulla quale a noi piace pensare che possa vincere il “corpo”, la vita!
Questa società non da’ spazio proprio a nessuno. Non è confusa: è pericolosamente decisa. Ma nessuna arte per noi è superiore ad un’altra, qui c’è l’incontro, come deve esserci tra tutte le culture, tutti gli uomini: i due personaggi alla fine, se ne vanno via assieme.

Mi avete detto che in questo momento siete piuttosto impegnati con il vostro nuovo lavoro teatrale, di che si tratta e dove lo porterete in tour?
La tournée estiva è quasi alla fine. La prossima settimana chiuderemo con due spettacoli in Abruzzo, nei comuni di Ari e di Bucchianico.
Siamo stati in Francia, in Valle d’Aosta, al Festival “Migrantica”, a Cipro per il “Festival Internazionale del Dramma Greco Antico”, in Sicilia in diverse occasioni, al “Teatro De Merode” a Roma, in Calabria, e poi nel centro Italia tra un festival e l’altro abbiamo fatto spettacoli nelle piazze di molti comuni, da San Gimignano a Cortona, da Lucca a Orvieto.
Ora continueremo a lavorare sulla produzione da palco “Medea” (con 6 danz-attori ed una struttura di sette metri di altezza) e su “Mimondi”, il nostro spetacolo- contenitore nel quale c’è “Prova1” e tanti altri esperimenti al confine tra mimo, danza, teatro ed acrobatica.
Inoltre è in cantiere un nuovo lavoro buffonesco… ma niente anticipazioni per ora! Vi inviteremo alla prima!

Secondo voi qual è il futuro delle attività artistiche italiane, soprattutto nel vostro ambito? In questo momento, spesso in Tv la danza ha un ruolo di primo piano, secondo voi questo significa che molti più giovani possono avvicinarsi a questa disciplina o solo che i media nazionali hanno ricominciato a dare attenzione ad un’arte che, in realtà, non è mai caduta in disuso?
Il Professor Pontremoli, grande critico e storico della danza, definisce l’Italia, da un punto di vista della produzione contemporanea di danza, una provincia.
L’Italia è svuotata di fondi, quindi coreografi e danzatori non sono messi nella possibilità di lavorare seriamente.
Molti danzatori sono costretti a emigrare, tantissimi nostri colleghi, con cui siamo in contatto diretto, sono all’estero a studiare e a lavorare.
I coreografi hanno spesso un secondo e terzo lavoro: si prova la sera, dalle nove a mezzanotte… gratis!
Anche la formazione in Italia è difficile da sostenere: pochi sono i grandi pedagoghi come Diana Damiani, Paola Rampone o Annapaola Bacalov, solo per citarne alcuni, che si occupano davvero di danza contemporanea, che non sia jazz, modern, neoclassico etc.
La danza in televisione è agghiacciante: con tutti i grandi coreografi e danzatori che ci sono, viene invece promossa da certi programmi una danza obsoleta, virtuosistica fine a sé stessa, con rapporti tra allievi ed insegnanti che fanno accapponare la pelle per la trivialità dei toni.
Siamo un po’ duri, è vero, ma non è colpa dei bravissimi danzatori che vengono “lanciati” e sfruttati, quanto di chi decide di impostare i programmi più sulle relazioni idiote delle persone trasformando i danzatori in attori di fiction o real (bleach) tv, piuttosto che sulla bellezza del lavoro di ricerca!

La danza è…?
Un’Arte Poetica che, attraverso il movimento, comunica.

Speranze & Progetti per il futuro prossimo e lontano?
Riuscire a scavalcare i muri degli interessi di cortile della circuitazione nazionale e lavorare un po’ anche in Italia!
Speranze? Rifondare l’arte performativa in Italia, a partire dal basso, dai lavoratori dello spettacolo, verso spettacoli di qualità per riconquistare il pubblico e gli spazi!

Un consiglio ai giovani che come voi hanno fatto della danza una passione ed un lavoro…
Stringere i denti, mettersi in contatto con i colleghi, non guardare solo ai propri interessi, proporsi all’estero, dove scelgono i lavori solo in relazione alla qualità! E lavorare lavorare lavorare… studiare, studiare, studiare…E non arrendersi davanti allo stato delle cose: non ci danno i teatri? Andiamo in piazza a danzare!!!

Grazie ancora ragazzi, noi di MArteMagazine vi facciamo i nostri migliori auguri per una carriera lunga e piena di soddisfazioni: speriamo di rivedervi presto sulle pagine elettroniche del nostro giornale!

danza, davvero bravi...Teatro Instabile di Aosta, Instabili? No, IntervistaPrincipale, martelive, MarteLive 2008, martemagazine

Lascia un commento