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Berna – I parte: Magical Expensive Tour!

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[TRIP: NOTE DI VIAGGIO]

viaggiCapitale della Svizzera, probabilmente a sua insaputa dato che conta solo 124.000 abitanti, Berna è una città perfettamente bilingue (tendente al trilinguismo). In realtà questa è una caratteristica di tutta la Svizzera:  a variare della prima lingua prevalente, varia la seconda che può essere, a seconda di quale sia la prima, il tedesco, il francese o l’italiano.

E in alcune aree si parla anche il romancio, una “lingua minestrone” che coglie strutture e termini dalle altre tre lingue ufficiali. Ma torniamo a Berna e in particolare ai bernesi, i cordiali bernesi: basti pensare che se notano un turista in difficoltà tendono a fornirgli indicazioni spontaneamente, spesso sforzandosi di parlare in italiano fin dall’inizio…eh sì, sembra proprio che noi italiani ce l’abbiamo scritto in fronte da quale Paese proveniamo!
Ma andiamo nel dettaglio. Il viaggio vero e proprio dalla mia città di adozione, Milano, dura 3 ore esatte di treno: Berna-Brezelinsomma il mito della puntualità svizzera non è stato usurpato. Una volta giunti in stazione si può inaugurare l’arrivo con un bel brezel, tipico pane locale a forma di anello con le estremità annodate, acquistabile in diverse varianti in uno dei tanti chioschi della catena Brezelkönig.
Una volta recuperate le forze, si può iniziare a vagare per le viuzze patrimonio dell’Umanità della Capitale elvetica: infatti, nel  caso non fosse chiaro, il centro storico di Berna è patrimonio UNESCO. La prima cosa che si nota è il colore uniforme che caratterizza tutti i palazzi: un verde militare fin troppo austero rispetto ai colori visti in un precedente viaggio a Basilea (basti pensare che il municipio “basileo”, chiamato rathaus in lingua locale, è completamente rosso!). A Berna invece tutto il centro storico, ma proprio tutto, è in arenaria verde oliva o almeno la mia guida sostiene che si tratti di arenaria (va a sapere poi se è vero o meno…non mi ha mai affascinato più di tanto la geologia!). Comunque, ritornando alla città, immediatamente fuori la stazione, parte la via principale che è davvero un bel vedere visto che è  circondata da un continuum ininterrotto di portici e botole (dovete sapere che qui ogni palazzo ha una botola-cantina e ognuna di queste è stata riconvertita in un negozio: è proprio vero, non ci son più le botole di una volta!).

Berna-StemmaSparse per la città ci sono anche tante fontane, ma proprio tante (che poi, ça va sans dire, è una delle tante fisse degli svizzeri). Tenete però presente che non si tratta delle solite fontanelle sfigate italiane, quelle dove si abbeverano i piccioni per capirci, bensì di fontane coloratissime, composte solitamente da una vasca e una colonna con sopra una statua, che può rappresentare un principe o un orso o un orso con un principe o un orso vestito da principe, ma anche, una tantum, un orco mangia bambini.
Eh sì, perché Berna oltre che di botole e fontane, prolifera anche di orsi che sono rappresentati un po’ ovunque. Pensate ad un posto. Fatto? Bene, ora state pur certi che lì c’è un orso rappresentato, fosse solo una decalcomania! Il motivo è semplice: la leggenda vuole che il duca che fondò la città uccise un orso in zona prima di posare la prima pietra, con buona pace degli animalisti che all’epoca, tra l’altro, manco esistevano. Siccome “orso” in lingua tedesco si dice “bar”, con un incredibile sforzo di fantasia potrete riuscire anche voi a capire da dove deriva il nome Berna. Non a caso una delle attrazioni della cittadina è la fossa degli orsi, tutti in letargo, tra l’altro vista la stagione in cui ho visitato la città (in pieno inverno, nel caso non si fosse ancora capito): quindi diciamo che in inverno l’attrazione è la sòla fossa, con l’accento sulla ò.
Al di là dell’atmosfera tendente al fiabesco del centro storico, qual è la prima cosa che un rappresentante dell’ormai-in-via-di-estinzione ceto medio italico nota arrivando a Berna? Ma i prezzi ovvio, nonostante il cambio arrida a noi italiani, visto che con 1 Euro mi posso portare a casa  ben 1,23 Franchi Svizzeri!
Peccato che questo piccolo vantaggio venga divorato e digerito (con rutto libero annesso) dai prezzi astronomici praticati da chiunque venda qualcosa, fossero pure le caldarroste (di cui a Berna son ghiotti, come anche di un’altra Berna-Franchi Svizzeradecina di cose tra cui certi formaggi puzzolenti tipo il Gruyère). In realtà, già la situazione-prezzi si era rivelata poco incoraggiante in stazione e non vi dico dopo: tram a 4 Franchi (anche se a loro discolpa c’è da dire che passano con una frequenza impressionate), dolciumi vari a partire da 3 Franchi (ovviamente quello da 3 Franchi di solito è il dolciume più insignificante, quello che alle feste non si fila nessuno, nemmeno il festeggiato per dare una sorta di legittimazione alla propria scelta sparagnina) e chi più ne ha più sborsi.
Prezzi a parte, la seconda cosa che colpisce è il gran numero di pasticcerie in circolazione: a naso c’era un rapporto di 1 a 1 tra negozi di abbigliamento e negozi di dolciumi vari…insomma una manna per chi scrive, un po’ meno per il portafogli, visto che già la sera del primo giorno i conti non tornavano proprio, ma proprio per niente!
Finora però, ottenebrato dal vile denaro, ho scritto poco delle bellezze di Berna: beh, sperando di far cosa gradita, conto di rimediare con la prossima puntata di questa rubrica: stay tuned…

Christian Auricchio

Berna, Christian Auricchio, martelive, martemagazine, Rubrica trip: note di viaggio, viaggi

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