Ad aprire la serata il cantautore norvegese Terje Nordgarden, che propone un folk rock di chiara ascendenza americana in versione per voce, chitarra e fisarmonica. Le melodie rotonde e la voce chiara di Nordgarden sono di piacevolissimo ascolto. Molto probabilmente ne risentiremo parlare. Poi buio e silenzio.
Un cursore lampeggia su uno schermo che fa da sfondo al palco.
Subito dopo, accolti da un lungo applauso, arrivano i Benvegnù.
Poi la scritta: “Hermann è l’uomo”. Questa l’ambiziosa presentazione di un disco pensato per essere la descrizione del percorso filogenetico e ontogenetico di tutti e ciascuno. Così accade. Ad ogni traccia corrisponde un’immagine – scomposta e analizzata da prospettive differenti – proiettata su quello schermo. E il concerto diventa uno spettacolo totale, in cui suoni e immagini si arricchiscono di reciproci rimandi e interferenze.
I Benvegnù eseguono il loro lavoro senza interruzione – sembra quasi di aver messo su il disco, appena pochi secondi tra una traccia e l’altra –, mentre sullo sfondo scorrono immagini a volte chiare a volte criptiche: ad esempio un cuore – radiografato, fotografato, disegnato –, accompagna la meravigliosa “Avanzate, ascoltate”, in piena consonanza col l’emotività del brano; simile processo associativo è fatto per “Andromeda Maria”, primo singolo estratto, cui fanno da sfondo immagini sulla riproduzione umana, a testimonianza del vitalismo amoroso che caratterizza il testo (“tu sei pazzo di me / rubi il fuoco per sedurmi / io sono sacra e nascondo il mistero / bevi dalla mia bocca perché / io sono miele e vita e ti seguo per accogliere / il padre, il guerrigliero e l’avaro e l’assassino / e la madre che è in ogni bambino”).
Durante l’esecuzione Paolo Benvegnù – stavolta proprio lui, al singolare –, è insolitamente compassato e concentrato: sembra quasi essere più interessato alla resa live di quelle nuove creature che al loro impatto emozionale. Impeccabile nell’esecuzione come al solito, sembra tuttavia un po’ distaccato, in evidente auto-ascolto.
Quello a cui abbiamo assistito è stato quasi certamente una sorta di esperimento: dopo il lavoro in studio, l’interpretazione dei brani live richiede una taratura piuttosto differente, al perfezionamento della quale siamo certi si arriverà solo col tempo e il rodaggio delle canzoni. Prova di questo sia la constatazione che a partire dalla già citata “Avanzate, ascoltate” l’esecuzione si fa più fluida, per giungere agli altissimi livelli cui Benvegnù – viziandoli –, ha abituato i suoi ascoltatori, in “Achab in New York”, “Johnnie and Jane” e “Il mare è bellissimo”. Di nuovo buio, poi lo spettacolo continua.
Visibilmente più a suo agio e decisamente più istrionico, Benvegnù inanella “Cerchi nell’acqua” – nell’entusiasmo generale –, “Rosemary Plexiglass” (Scisma), “Io e il mio amore”, “Il mare verticale” e “La schiena”.
Unico bis con un altro brano del periodo Scisma, “Troppo poco intelligente”. Continua a camminare, Hermann, và lontano.
Chiara Macchiarulo
Foto di Roberto Panucci