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Gianluca Del Gobbo [LPM 2015 Interview]

Gianluca Del Gobbo, fondatore nel 2004 di LPM, è una delle personalità che hanno contraddistinto la scena della creatività italiana negli ultimi quindici anni. Nel 1996 fonda Flyer Communication S.r.l, agenzia di comunicazione specializzata sul web, dove idee innovative, originali e sperimentali si trasformano in progetti. Dieci anni dopo Achille Bonito Oliva gli conferisce l’A.B.O. d’argento, per per essersi distinto come uno dei protagonisti dell’arte contemporanea internazionale per il progetto sperimentale Shockart.net, nato con l’obiettivo di creare il primo riferimento culturale per la valorizzazione e la divulgazione della Web art. O, come preferisce chiamarla lui, “arte performativa”.

Prima di tutto, come sei arrivato ad interessarti al live video e perché hai scelto di proseguire nell’ambito di questa tecnica performativa?

È nato tutto intorno al 1999 al Bluecheese, dove abbiamo iniziato a sperimentare l’utilizzo del video in maniera performativa. Come anche altri che hanno iniziato in quel periodo, abbiamo cominciato con VHS, lettori DVD, consolle di videogame, videocamere e tutto quello che aveva un’uscita video e soprattutto un mixer video. Ma poi anche i PC con un’uscita video sono diventati una sorgente, e il limite, per noi che veniamo dallo sviluppo di siti web, di non avere un software in grado di utilizzare gli strumenti interattivi che utilizzavamo per lavoro tutti i giorni mi ha portato a crearne uno. Nasce quindi FLxER, e la passione ancora non è passata.

Quale bisogno ti ha spinto nel 2004 a richiamare per la prima volta tutti questi artisti intorno a un nucleo come LPM, e come è cambiato il Meeting nel corso degli anni?

LPM nasce nel 2004 dalla voglia d’incontrarsi della community di FLxER, nata intorno all’idea di condivisione del sapere circa 4 anni prima. La formula del Meeting praticamente non è mai cambiata, di base ci si incontra e noi facciamo in modo che ognuno abbia la possibilità di far vedere cosa sta facendo: performance, Vjing, mapping, software, prodotti, progetti, workshop e ogni cosa che abbia una relazione con il live video. Poi in realtà ogni edizione è caratterizzata dalla location. Dovendo ospitare cosi tanti contenuti, circa 250 show, a seconda della struttura che ci ospita alcuni di questi contenuti hanno più risalto. Quest’anno, ad esempio, il Nuovo Cinema Aquila si è prestato molto bene per le performance AV e meno per chi portava contenuti dance.

 

Sei membro della Free Hardware Foundation, organizzazione impegnata nel raggiungimento della “civiltà della condivisione della conoscenza”; nel 2001 hai creato e diffuso gratuitamente un software per realizzare live video performance, che in poco tempo è diventato una vera e propria community per i creativi digitali, che è appunto FLxER.net. Quanto è importante “fare gruppo” e interagire?

Diciamo che la condivisione del sapere è alla base di tutto quello che faccio e fare network è lo strumento principale su cui ho sempre basato le varie iniziative. Negli ultimi 15 anni la possibilità di essere in rete con tutti gli angoli del mondo offre a tutti l’opportunità di avere scambi internazionali con estrema facilità, ma poi in realtà questo succede molto raramente. Anzi, potrei dire che era proprio questa difficoltà a valorizzarne l’estremo valore quando questo era molto più complicato. Ora, nonostante sembri molto più semplice, esempi come LPM, con 400 artisti da più di 40 nazioni, sono rarissimi.

Il video performativo sta conoscendo un momento di affermazione, complici da una parte l’usabilità dei sistemi digitali, che consentono maggiore conoscenza del mezzo e quindi libertà nella realizzazione dell’opera d’arte, e dall’altra la diffusione della digital art nello spettacolo e nel consumo di massa.

A questa aumentata consapevolezza nei professionisti e nel pubblico, tuttavia, non sembra corrispondere il giusto riconoscimento da parte dei committenti e degli enti pubblici, che investendo meno in questo settore culturale limitano le opportunità di crescita degli artisti più e meno giovani. Quali sono le soluzioni per poter andare avanti oggi?

È sicuramente un momento di crisi, ma allo stesso tempo il settore è in controtendenza: il lavoro c’è, non ci si arricchisce, ma l’interaction design è una realtà. Il Vj può fare solo quello e chi riesce a fare mapping riesce anche a fare qualche soldo. Il rischio reale è quello di assumere, in alcuni casi, un ruolo tecnico piuttosto che artistico, ed anche in questo caso vedo nel fare network una possibile via d’uscita.

Parlaci dei progetti futuri di Flyer Communication, la tua agenzia di comunicazione.

I progetti di Flyer continueranno a seguire i due percorsi principali di questi anni, cioè lo sviluppo di servizi web e gli eventi di live video. In entrambi i casi sia a livello indipendente e culturale (la nuova piattaforma per artisti nell’ambito del live video) che professionale e rivolto a privati (spettacoli per grandi aziende). Inoltre c’è LPM 2015 > 2018, il progetto di Flyer finanziato dal programma Creative Europe della Comunità Europea, a supporto della cultura e dei settori dell’audiovisual, che realizzerà in 3 anni 45 festival in 13 nazioni.

lpm2015

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