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Wasted, il grido poetico di Kate Tempest rivive nello spettacolo di Giorgina Pi

ph. Luca Del Pia

Nasce in una Londra sempre più distante, eppure ci ricorda che siamo tutti sulla stessa barca, che ogni vita si assomiglia e che, in Inghilterra come in Italia, la disperazione, quando arriva, suona sempre le stesse riconoscibilissime note. Il folgorante talento britannico della parola Kate Tempest compone, il maestro della traduzione Riccardo Duranti adatta e la coraggiosa regista nostrana Giorgina Pi mette in scena. Si tratta di Wasted, spettacolo in cartellone al Teatro India di Roma fino al 26 gennaio 2020.

Tre giovani adulti si rivedono nella sala prove che ha ospitato i desideri e le passioni della loro giovinezza per “festeggiare” il decimo anniversario della morte del quarto componente della loro band, amico fraterno che con la sua scomparsa ha stravolto le esistenze di tutti loro. A dieci anni di distanza, i tre si trovano a fare i conti con le loro vite naufragate, con i sogni spezzati e con quelli ancora da distruggere. La periferia londinese diventa un contesto ambiguo adattabile a qualsiasi altro e la condizione esistenziale di questi 35enni rappresenta una fase della vita inevitabile e comune all’uomo in ogni luogo e in ogni tempo, perché tutti noi a un certo punto dobbiamo fare i conti con quella “selva oscura” che arriva nel “mezzo del cammin”. E se Dante dovette compiere un viaggio alquanto impervio, non meno ardua è la sfida per tutti coloro che nella classica crisi di mezza età iniziano a perdere ogni punto di riferimento, rivedendo solo gli infiniti fallimenti e trascurando gli altrettanti momenti felici e le sconfinate potenzialità che il futuro può nascondere.

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Perché la consapevolezza di non diventare mai la rockstar che si sognava da ragazzo è una presa di coscienza difficile che divora tutto il resto. Soprattutto considerando che i momenti di gioia stanno nelle piccole cose, più precisamente nei “dettagli” che troppo spesso si fatica a mettere a fuoco. Ce lo ricorda Gabriele Portoghese, che con la sua brillante e istrionica interpretazione, ci regala il personaggio più memorabile: un uomo sofferente e dai tratti dimessi, ma capace di ironizzare sulla sua condizione e di accontentarsi di quel poco che la vita gli offre. Suoi sono i momenti forse più alti di uno spettacolo che fa della varietà la sua cifra stilistica: classiche scene dialogate si alternano a intensissimi momenti poetici e piccoli ma non trascurabili inserti musicali.

Il Wasted portato in scena da Giorgina Pi perde inevitabilmente parte della potenza espressiva della scrittura geniale dell’autrice, ma restituisce con efficacia il messaggio di fondo. Un messaggio che viene letteralmente gridato alle generazioni che stanno affrontando a fatica l’attuale crisi del lavoro. È impossibile restare indifferenti alle potenti parole di Kate Tempest, che nascondono una verità purtroppo incontestabile, fatta di dolore e disperazione, ma che apre a improvvisi sprazzi di speranza. Una pièce che affronta direttamente la morte e il fallimento, ma che proprio in essi ritrova le chiavi per aprire al futuro con un inatteso ottimismo. Perché anche la vita più miserabile non merita di essere sprecata.

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