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Rubrica “Per quel che vale”

[PER QUEL CHE VALE]

Le parole degli artisti scelte da un mezzo artista: le frasi più belle di Sanremo 2008
“Il podio più scandaloso degli ultimi 40 anni. Scappo dalle Italie e dai loro popoli”. Così mi ha scritto con un sms il caro Fabrizio da Milano. In effetti Ponce-Di Tonno, Tantangelo e Moro sono un terzetto demoralizzante.
Macché!
Sono un terzetto strepitoso! Si sbaglia il buon Fabrizio. Basterebbero i testi delle loro tre canzoni per passare il prossimo mese a commentare.


Partiamo, ovviamente dai vincitori: “che Dio ci fulmini!” canta il duo di illustri sconosciuti ma talmente sconosciuti che la vittoria dei Jalisse gli fa una pippa, ma si sa che domandare è lecito, rispondere è cortesia. Così, nonostante la loro preghiera nulla è accaduto. E così hanno strappato da sotto il naso il trofeo da colei che doveva assolutamente aggiudicarsi il primo posto, Anna Tantangelo. Qualche fischio per lei sul suo “Gigi ti amo” lanciato al microfono dell’Ariston dopo la proclamazione. Pazzi! I fischi dovevano andare alla giuria che non le ha dato il primo posto! Perché il suo testo è in assoluto il migliore del festival. Perle di saggezza omofoba come non se ne trovano nemmeno in un circolo nazista. Del resto non possiamo non ringraziare Gigi D’Alessio. Nel 2008 ha intuito che non c’è niente di male ad essere omossessuali, ha intuito che non mordono e non rubano e perfino che “siamo figli dello stesso dio”.

La canzone di Gigi, in ogni sua frase, è come se sottendesse continuamente questo concetto: “poverino ‘sto parrucchiere di Anna. Già gli è capitata la sfiga di essere frocio, mi fa tanta tenerezza. È sempre triste perché è frocio. Poverino. Non trova il vero amore perché se sei anormale come fai ad amare normalmente? Però almeno non sono geloso e lascio dormire Anna accanto a lui”. In effetti la frase del testo “dorme spesso accanto a me, dentro al mio letto e si lascia accarezzare come un gatto” può anche far immaginare che il povero Gigi abbia in realtà dedicato una canzone all’amante di Anna che si finge omosessuale ogni volta che Gigi è presente.

Le mitiche frasi citate da Elio e le storie tese, dal senso assolutamente incomprensibile perché decisamente sbagliate: “Se a chi dice che non sei normale tu non piangere su quello che non sei” e “se il cuore batte forte, dà vita a quella morte che vive dentro te”. Ma poi, in generale, una descrizione dell’omosessualità in stile film dei Vanzina, col protagonista truccato e che fa le ore piccole a rimorchiare giovanotti. E poi triste, sempre triste. Mah. E poi il duro attacco finale a chi dice che non sei normale: “Lui non sa che pure [pure poteva essere sostituito con perfino, sarebbe stato meglio] tu sei uguale a noi”.

Fabrizio Moro e i suoi “cattivi odori” al terzo posto. Lì c’è un dilemma: intendeva puzza di ascelle, fiato, piedi o roba del genere o intendeva proprio scoregge? Mah…

Se per i Finley “certi sbagli fanno crescere” è ora di fare tesoro delle cose che si scrivono, mentre sarebbe da capire che modello di letto ha in camera Meneguzzi visto che dice “e mi risveglio nel mio letto che pure immenso sembra troppo stretto”. Io posso capire un letto a due piazze abbastanza ampio, magari a tre piazze, toh, ma “immenso” è un po’ troppo, no? Mah…

E poi che meraviglia quel “trentascinque” pronunciato con grande prova di dizione dal romanissimo e coattissimo-incazzosissimo Zampaglione e che bello immaginare l’incipit di Venuti cambiando quel “Che ne diresti se si andasse a fare (un giro)” con qualcosa che sarebbe perfetto anche come metrica ma difficile da pronunciare in prima serata.

Ma il massimo lo ha dato L’aura: oltre a quei “sogni giovani” che fa un po’ senso, qualcuno mi spiega (forse sono semplicemente ignorante io) la frase “esercito di frode ed empatia”? Sembrano parole frullate a caso prese da contesti e con significati diversi, ma magari hanno un senso. Chi lo scopre?

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