Pare che però anche gli americani siano affranti, non ultimo per il motivo che la loro produzione manifatturiera è in regresso scandaloso, dagli anni ’50 ad oggi, a fronte di una Cina che invece si presenta ormai come la nazione con la più alta concentrazione di manifattura. Questi discorsi ci fanno piuttosto venir voglia di confettura, ma quella è un’altra cosa; resistiamo alla tentazione di farci beccare dalla zia con le dita nel vasetto della marmellata consolatoria e proseguiamo a disperarci, coscienziosamente.
Su un numero del New York Times di ottobre scorso si legge anche che uno statunitense su tre di quelli

Poco più in là, sotto uno dei tendoni più grandi della fiera, un'altra start-up si sta facendo strada e, questa volta, nel panorama di prodotti e servizi che facilitano la prototipazione rapida: Tinkercad è la piattaforma online di modellazione 3d per artisti e "maker". Mikko, uno dei fondatori, rivela subito come anche loro fos-sero inizialmente dei "maker", proprio come i frequentatori della Makerfaire. Dopo aver acquistato una delle prime stampanti 3d Makerbot si sono accorti che c'era un vuoto da colmare perchè i software 3d profes-sionali in circolazione erano troppo complessi e non riucivano a produrre file che comunicassero facilmente con le stampanti 3d. "Il mio collega lavorava in Google”, racconta Mikko, “ma dopo il primo figlio ha deciso di rientrare in Finlandia. Io nel frattempo stavo cambiando lavoro e quindi abbiamo deciso di creare questa start-up con un piccolo fondo privato. Stiamo lavorando da due anni per capire chi sono i nostri utenti prin-cipali, quello che vogliono e quali caratteristiche del prodotto dobbiamo supportare per stimolarli a lavorare di più col 3d". Perfetto, penso io: “Sono in gioco da due anni e ancora devono capire chi sono i loro utenti principali. Ma non era al circo che ci si buttava senza la rete? Scherzo, eh? Quasi tutti in Tinkercad (https: //tinkercad.com/home/) hanno fatto esperienza in web services e anche nell'industria del gaming online e da questi ambiti prendono ispirazione per creare un sistema che li renda sostenibili: "La nostra idea si basa da un lato sulle royalties verso i servizi di stampa 3d, dall'altra nell'offrire gratuitamente il software e lo spazio per mantenere i file, lasciando la possibilità a chiunque di scaricarli e di conseguenza far pagare un contributo mensile a chi invece vuole tenere le proprie modellazioni in un'area privata,

È proprio un mix di attività, di esperienze maturate altrove, che si riconfigurano alla luce di alcune necessità e di una generale vocazione al pensiero innovativo, per creare la giusta formula. Dall'individuazione di un bisogno, alla creazione di un prodotto o servizio, alla sua diffusione, vendita e anche modifica, magari grazie al feedback di una community di appassionati un po’ pazzi, sino alla creazione di workshop di base o addirittura avanzati, per chi può permettersi di ingaggiare un adeguato corpo docente. Tutto questo rende possibile la sostenibilità di molti progetti basati anche sull'hardware aperto. Quello che li unisce, e che emerge dalle loro parole, è sì l'entusiasmo per i loro progetti, ma soprattutto l'aver raggiunto il risultato con-creto di mantenersi “hungry & foolish” come raccomandava Steve Jobs, lavorando a tempo pieno a qualcosa che li appassiona veramente. Ma dico “veramente”! E di cui spesso può beneficiarne l'intera comunità di "maker", che magari, visto com’è stano ‘sto mondo, non aspettavano altro!
il7 – Marco Settembre