Un’icona della scena alternativa mondiale, capace di salire sul palco con una brillantezza da sospetto e allegro stato alterato, a testa bassa e occhi celati dietro i capelli, Moore conserva una voce e un dinoccolato portamento che restano quelli di chi d'aver superato i cinquant'anni non ha proprio l'aria. Giovane rimane la sua grinta sul palco,

Aprendo il concerto con una dedica a Monica Vitti e alla sua magnetica e aliena figura ne L'eclisse di Antonioni, Thurston ci fa intendere che di questa nostra terra da far esplodere presto ne sappia abbastanza (durante i bis loderà anche quella trattoria Dino & Toni capace di salvare la giornata di chiunque...). Inizia poi il suo viaggio con i pezzi di Demolished Thoughts - album prodotto da quell'altra istituzione dell'alternative americano che è Beck - regalandoci sonorità che corteggiano il folk ma restano cariche di una certa irrequietezza, contaminando quelle che potrebbero essere tentazioni pop con una delle voci più carismatiche e spiccatamente riconducibili al noise degli ultimi trent'anni.
I suoi pensieri demoliti sono pregni di evocazioni e rimandi ad un ecosistema sonoro e mentale lontano dallo stridore meccanico metropolitano, con concessioni alla solarità e all'armonia (“Benediction”), fughe sognanti ed extratemporali (“Orchard Street”, “Space”), discese nelle tenebre (“Mina Loy”, citando la poetessa bohemien tra futurismo e surrealismo della prima metà del '900, già omaggiata da Billy Corgan) e ostinate dilatazioni dal vivo, code strumentali che paiono operazioni di scrittura sonora da compiere necessariamente dal vivo, sul palco, a dispetto di quel che qualsivoglia incisione (su disco o in memoria) pre-registrata.
Tra piccoli involontari sketch, (quasi su

Salvatore Insana