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Insooner_ Caimani

Insooner Caimani AlbumCover

Insooner Caimani AlbumCoverE’ sempre una gioia discreta e cospicua, incontrando certa musica, ritrovare la familiare sensazione di normalità che fa dire “e ci voleva tanto?”. Anche quando poi a pensarci, beh… poco non dev’esserci voluto comunque.

E’ un po’ come quel vecchio luogo comune calcistico che sostiene che il fuoriclasse ha tra i suoi talenti la facoltà di dare alle proprie magie l’aspetto di gesti perfettamente naturali, semplici.
Perfettamente – si bypassi lo strisciante senso di fastidio ingenerato dall’abuso del termine – normali.
E se pure definirli fuoriclasse può dare luogo ad aspettative eccessive nei loro confronti, nondimeno la sensazione in cui ci si imbatte facendo la conoscenza degli Insooner, che tramite la ForEars di Daniele Landi han presentato lo scorso aprile il loro Caimani, è precisamente questa che vi descrivevamo.

Reduce dalla valida prova generale dell’autoprodotto “Assemblando Oceani Per Annegare In Pace” (2010), il trio varesino si prende il rischio e la responsabilità di un album policromo e tagliente, gonfio di idee e richiami, tutt’altro che facile all’ascolto: otto tracce che lambiscono rischiosamente le fatiche più sperimentali degli ultimi Verdena, ma che si incaricano di celebrare un robusto funerale alla (ri)trapassata estetica ottantina e al recupero di più parti del miglior vocabolario Nineties abbinano eleganza, spiccata sagacia e – era anche ora – sana riaffermazione di un certo gusto per la complessità strutturale.
Non appare troppo peregrina l’ipotesi di ascrivere qualche merito alla supervisione (e produzione artistica) ad opera di quel già citato Daniele Landi che gli over 30 ricorderanno former degli Interno 17 (o alle incursioni del violino bolognese, violento e necessario di Nicola Manzan), ma i ragazzi ci mettono senza dubbio del loro: il risultato è un’identità sorprendentemente riconoscibile, tanto negli episodi più immediati (l’iniziale “Alluvioni”, l’agile “Il Panorama Dal Sole” o lo slancio spaziale di “Fionda”) quanto nei momenti più dilatati (prima di arrivare a un’autentica gemma post-prog come “Giuda” occorre infatti attraversare l’obliquo riff iniziale e gli echi riflettenti della splendida “Sul Mare Di Okinawa”), oltre alle non poche ideali affinità con un altro grande album di cui ci siamo occupati qualche tempo fa, quel Diavolo annidato nei dettagli raccontatici da Amerigo Verardi e Marco Ancona.
Nonché – soprattutto – quella sensazione di assoluta normalità cui accennavamo, che fa sembrare un buon lavoro quasi una faccenda dovuta, quando invece è tutt’altro: urgenza e inquietudine non sono materie semplici da trattare in modo credibile, ma i nostri le maneggiano con dimestichezza, piegandone gli spigoli alla canzone senza che per questo le loro rappresentazioni suonino posticce né (troppo) forzate.
Un riuscito arrembaggio di rock colto e stimolante, dunque, che rappresenta una band in grande spolvero, affamata, vitale, che consigliamo senza riserve.

TRACKLIST:
01. Alluvioni
02. Caimani infernali
03. Sul mare di Okinawa
04. Giuda
05. Icaro nel fango
06. Il panorama dal sole
07. Fionda
08. Istantanea della fine

Hanno suonato:
Juan Manuel Di Stefano – voce, basso
Matteo Renna – chitarre, cori
Giamma Gallicchio – batteria, percussioni
Nicola Manzan – violino

Francesco Chini

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