Uovo ha visto quest'anno la presenza di artisti rinomati quali Nick Steur, Romeo Castellucci, il coreografo William Forsythee il duo pathosformel, che hanno presentato sia un'istallazione che una performance e i musicisti Port - Royal, "Alcune primavere cadono di inverno" che ha per protagonista il vento, in contrapposizione con la presenza dei massi. Vi era poi un'istallazione site specific, dal titolo "Don't be afraid of the clocks", con palloncini sotto a ventilatori, un'altra riflessione sulla leggerezza.
Una bellissima sorpresa è stato "Memories", che raccoglie, proiettandole, le migliori esibizioni di questi dieci anni.

Tra i ricordati, anche gli evocativi pathosformel (Daniel Blanga Gubbay e Paola Villani) con "La prima periferia", in cui i manichini sono trattati come corpi dai burattinai infermieri. In questa pletora di spettacoli basati sulla fisicità, il ritmo e la danza (Xavier le Roy con il suo progetto di coreografia e microbiolologia "Self unfinished", che studia e decostruisce il corpo; Eva Meyer-Keller con "Death is certain", in cui si uccidano le ciliege; Meg Stuart's alibi" di Marteen Vandem Abeele sullo scontro tra realtà e spettacolo).
Forsythe - che ha vinto il premio alla carriera alla Biennale di Venezia 2010 - è uno dei più importanti coreografi al mondo e a MIlano era presente con la tripla videoistallazione "Solo"; "AntipodesI/II" (due video in contemporanea) e "Suspense". "Antipodes" dialogano tra loro, con il coreografo nello stesso ambiente intento a muoversi. Il trucco è che i punti di vista sono sfalsati: Antipodes I è mandato al contrario, così sembra che Forsythe sia appeso al soffitto e cerchi con fatica di toccare il terreno (invece si spinge verso l'alto); in "Antipodes II" il coreografo è sdraiato sul pavimento, ma sembra appoggiato alla parete, e fluttua, come se fosse in acqua. Insomma, l'opera è una riflessione sulla forza di gravità. "Solo" è invece una riflessione sulla forza fisica e su ciò che il corpo può fare.
Molto bello il video di Jérome Bel, "Véronique Doisneau", che racconta dell'omonima ballerina, 43 anni, quando lasciò il balletto classico e le Ballet de l'Opéra de Paris. L'artista domina la scena, usando pochissimi oggetti. Parla

Le performance viste sono state quasi tutte una tappa di un percorso di ricerca che esplora le reazioni che un ambiente induce nel comportamento, quasi sempre muovendo da un ambiente neutro.
Silvia Tozzi