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Autore: admin

Regaliamoci un’alternativa

[TEATRO]

Quando mi è stato proposto di andare a vedere Striptease, sono stata titubante se accettare o meno.
Il titolo dello spettacolo potrebbe facilmente trarre in inganno, ovvia l’allusione…ma vi posso assicurare che la storia rappresentata non ha nulla a che fare con lustrini e spogliarelli.
Me ne sono resa subito conto vedendo le persone in platea composte soprattutto da famiglie con bambini.

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Il Feticcio e’ un feticcio

[PER QUEL CHE VALE]

“E non so se interrogare le carte o rivolgermi all’amico Clouseau, nel dilemma se il feticcio sia arte oppure no….” Non potevano che essere queste le parole scelte per questa puntata di Martemagazine. Parole di Sergio Caputo, tratte da Non bevo più tequila, tratta da Storie di whisky andati. Chissà cosa direbbe Clouseau su questo dilemma: c’è arte nel feticcio? La mia risposta è: dipende dal feticcio. Per feticismo s’intendono mille cose, che spaziano peraltro dalla religione alla pornografia.

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”Il Feticcio e’ un feticcio”

[PER QUEL CHE VALE]

E non so se interrogare le carte o rivolgermi all’amico Clouseau, nel dilemma se il feticcio sia arte oppure no…” Non potevano che essere queste le parole scelte per questa puntata di Marte Magazine. Parole di Sergio Caputo, tratte da Non bevo più tequila, tratta da Storie di whisky andati. Chissà cosa direbbe Clouseau su questo dilemma: c’è arte nel feticcio? La mia risposta è: dipende dal feticcio. Per feticismo s’intendono mille cose, che spaziano peraltro dalla religione alla pornografia.

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E torneranno gli aquiloni nel cielo di Kabul

Il mio nome comincia per A come Aisha, sono tre mesi che organizzo la mia FUGA… sono nata a Berlino da genitori turchi…
Il mio nome comincia per Z come Zoya, sono passati cinque anni dal mio esilio…sono nata a KABUL e guardo il mio paese attraverso il BURKA…

E’ così che inizia Figlie di Sherazade, la storia vera di due giovani donne che si raccontano attraverso uno spettacolo di narrazione, con la speranza che un giorno altre donne possano vivere in condizioni migliori.

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Ma cos’è questa crisi?

[PER QUEL CHE VALE]

Si è discusso al Mei. Si è suonato, cantato, parlato e discusso. Talvolta, le solite cose, ma che purtroppo è spesso utile ripetere e ripetersi. I problemi della mancanza di una legge sulla musica, per la quale, con tanta lena sta lavorando il coordinamento “Diritto alla musica”, la differenza tra major ed etichette indipendenti, la vecchia e celeberrima “crisi discografica”, quella che l’amico Simone Cristicchi chiama “Ernia del disco”.
Beh, le parole degli artisti, quando questi sono grandi, sono in grado di guardare avanti. A volte molto, molto, molto avanti. È il caso di Rodolfo De Angelis, al secolo Rodolfo Tonino (1893-1965), intellettuale futurista a tutto tondo: cantante, autore, musicista, pittore, giornalista e scrittore che nel 1933 scrisse un brano assolutamente comico e tristemente sempreverde, dato che di crisi non si finisce mai di parlare. C’è una morale un po’ facilona forse, dietro le parole di Ma cos’è questa crisi?, ma in fondo è quello che a volte tutti noi vorremmo dire a quelli delle stanze dei bottoni musicali. Inizia così:

Ma cos’è questa crisi?Ma cos’è questa crisi?
Si lamenta l’impresario che il teatro più non va, ma non sa rendere vario lo spettacolo che dà “ah la crisi…e capirai la crisi…”
Ma cos’è questa crisi? Ma cos’è questa crisi?
Metta in scena un buon autore faccia agire un grande attore e vedrà…che la crisi passerà!

Ecco, forse, in questo senso, le etichette indipendenti possono fare molto e moltissimo. Probabilmente esse non lavorano secondo logiche filiali (ieri vedevo il video di un giovane cantautore, un certo Rapetti, mah….) e magari sono quelle che badano di più alla qualità. A volte verrebbe voglia di essere cinici e semplicemente facili come De Angelis e dire all’impresario “x” di mettere in scena dei bravi artisti anche se non parenti e/o amici di qualcuno, ma soprattutto e, ancora di più, di farsi un giro per i locali della nazione dove è davvero troppo difficile scorgere gli impresari “x”. Noi che i locali li viviamo dal di dentro abbiamo una visione molto più chiara di chi è bravo e di chi no, di chi ha una gavetta alle spalle e si vede e di chi non ce l’ha, di chi sa scrivere, di chi sa cantare, di chi sa stare su un palco. Noi lo sappiamo già prima chi ha la stoffa e di chi no. Chi si brucerà presto e chi continuerà a lungo. Spesso azzecchiamo i pronostici. Ma mica perché siamo più intelligenti. Semplicemente perché passiamo lì molte delle nostre sere carenti di sonno. E gli impresari “x” dormono. Dormono troppo.
E parlo da semi-giornalista, ovviamente, più che da semi-cantautore. Ed ecco che il Mei, ovvero le etichette indipendenti, si spera che facciano, almeno loro, quelle veglie interessate che gli impresari “x “ temono di fare. In fondo basta un po’ di caffè la mattina dopo.
Per il resto mi faccio completamente da parte perché so bene che il problema è molto più complesso di queste mie righe. Ma mi permetto di consigliare a tutti (non solo agli “x”) ancora il buon Rodolfo De Angelis e non soltanto nel seguito della canzone citata.

Un riccone avaro e vecchio dice: “ahimè così non và! Vedo nero nello specchio chissà come finirà…ah la crisi…mmh la crisi mmmm”

Ma cos’è questa crisi? Ma cos’è questa crisi?
Cali fuori il portafogli metta in giro i grossi fogli e vedrà…che la crisi finirà!!
Si lamenta Nicodemo della crisi lui che và al casino di Sanremo a giocare al Baccarà:
“Signori c’è la crisi in giro…la crisi”
Ma cos’è questa crisi? Ma cos’è questa crisi?
Lasci stare il bevazzare cerchi un po’ di lavorare e vedrà…che la crisi passerà!!

Tutte quante le nazioni si lamentano così, conferenze riunioni ma si resta sempre lì:
“Signori c’è la crisi…ohhhh…eh la crisi”
Ma cos’è questa crisi? Ma cos’è questa crisi?
Rinunziate all’opinione della parte del leone e chissà…che la crisi passerà!!

L’esercente poveretto non sa più che cosa far e contempla quel cassetto…
“eh bah ma la crisi boh bah la crisi ehhh”
Ma cos’è questa crisi? ma cos’è questa crisi?
Si contenti guadagnare quel che è giusto e non grattare e vedrà…che la crisi passerà!!
E persin la donna bella alla crisi s’intonò e per far la linea snella digiunando sospirò:
“ah la crisi..maledizione la crisi”
Ma cos’è questa crisi? Ma cos’è questa crisi?
Mangi un sacco di patate non disprechi le nottate e vedrà che la curva tornerà!!

Underdog. Dal MArteLive al MEI

Ore 19.45. Faenza, undicesima edizione del meeting delle etichette indipendenti. Padiglione E. I vincitori di MArteLive 2007, in arte Underdog, salgono sul palco dando inizio alla loro esibizione faentina.
La bionda Basia sistema la sua rinnovata tastiera assaporando le note, al suo fianco Diego, il bassista cantante circondato dai dred ma soprattutto dagli altri amici musicisti.

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La passione indipendente

Come ogni anno il mondo della musica si da appuntamento a Faenza per il Meeting delle etichette indipendenti. Dal 24 al 25 novembre, la cittadina romagnola diventa il crogiuolo di idee, confronti ed esibizioni. Centinaia di concerti, artisti, giornalisti, case discografiche, festival e tanto pubblico per confermare l’importanza del movimento indie, il quale si conferma come la corrente culturale più importante dell’ultimo decennio. Abbiamo intervistato il direttore artistico del meeting, nonché presidente di audiocoop. Cari lettori siamo lieti di presentarvi Giordano Sangiorgi.

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Si muore solo vivendo

Vuoi lavorare nella discografia? Lascia stare!: questo il titolo di un “gustoso pamphlet”, come scrisse Giordano Sangiorgi, che uscì tre anni orsono proprio al Mei. Il libro raccontava, attraverso la raccolta di risposte delle etichette indipendenti ad una proposta di lavoro, lo stato di difficoltà con cui le etichette vivevano in quegli anni.
Allo stato attuale, dopo aver assistito all’undicesima edizione del MEI, resta ancora valida questa provocazione?

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