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Funkallisto & James Taylor Quartet

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funkallisto_1ROMA- Nel cuore pulsante della capitale, il quartiere nero di Roma, nella notte del 18 maggio sono proprio il ritmo e il groove che la fanno da padroni. Via Pietro Micca, a ridosso della stazione Termini, la leggendaria strada dove da anni risiede uno dei locali piu’ funky d’Italia, il Micca per l’appunto!

L’organizzazione per questa notte ha voluto proprio sbizzarrirsi, proponendo al pubblico un doppio concerto, all’insegna dell’afrobeat e dell’acid jazz.
Ad aprire il live, verso le 22:30 i trasteverini Funkallisto. La formazione sul palco questa sera, con percussioni, batteria, basso, chitarra, tastiere e la sezione fiati al completo, e’ quella che ha partecipato alla stesura dell’ultimo album, Soul Ragù che ci viene presentato in una sintesi di 4 funkallisto_3brani.
Il loro sound, rude e graffiante, già fenomenale, con tutti gli strumenti presenti all’appello è ancora più coinvolgente! Un funktastico melting pot di musica afro e jazz a cui e’ impossibile resistere.
Il palco del Micca non è certo dei più comodi, e la band romana in effetti ci sta un pò stretta, essendo composta da ben 9 elementi. Il locale è pieno e la gente sembra essere davvero presa da questa musica, che se vogliamo può essere definita “afrodisiaca”. Ogni strumento ha la giusta portata e il giusto spazio all’interno del gruppo, ottime poi le incursioni di tromba in contrasto alle pesanti e scandite linee di basso tipicamente funk. Il divertimento è assicurato con i Funkallisto, questo lo si capisce dal mood che si e’ instaurato nel locale. Al termine dell’ultimo brano, giunti quasi alle 23:15, il groove romano ci  saluta cedendo il palco ad uno dei gruppi capostipite di un genere nato in Inghilterra negli anni ’90, l’acid jazz.

La band in questione, i James Taylor Quartet, capitanata per l’appunto dal mitico organista jtq_1James Taylor (da non confondere con l’artista statunitense). Un suono inconfondibile quello del quartetto inglese, che sul palco del locale romano e’ composto da batteria, basso, chitarra, piano hammond, tromba e voce (della splendida Yvonne Yanney).
Il repertorio da cui attinge è vastissimo, dalle cover di artisti chiave del panorama funk ‘n’ soul fino alle produzioni proprie dagli albori. Da attribuire una certa evidenza alla reinterpretazione della storica “The theme from Starsky and Hutch” di Lalo Schifrin e anche la splendida “Blow-Up” dallo spirito tipicamente sixties.
Per qualche istante lo sguardo di James Taylor si incupisce, l’hammond non suona come lui vorrebbe e infatti chiede un piccolo break. Al suo ritorno purtroppo non abbiamo più l’organo per cui lui e’ divenuto così famoso, ma una semplice tastiera, è bello però sentire che al microfono James ringrazia Martino dei Funkallisto per avergliela prestata, e quindi “The show must go on”…
La serata continua, lucida e danzereccia, non poteva mancare il successone “Love will keep us together” e a seguire “Stepping into my life”, a farci tornare indietro di 20 anni, con i ricordi e le movenze.
Il locale pieno zeppo di gente che si muove e canta al suono dell’acid jazz, un movimento prima jtq_3ancora che un genere che ha segnato i nostri anni fondando la dance music e la futura house, un genere che continua a vivere anche grazie al contributo di band come questa. In chiusura di serata James coinvolge tutti dividendo in due il pubblico e facendolo cantare, come sottofondo ai suoi sali e scendi sul tappeto di tasti del piano, la serate volge magistralmente al termine con un inneggiare della gente ad un ultimo pezzo, che arriva subito dopo qualche applauso. James e’ compiaciuto e allo stesso tempo divertito, quasi non se lo aspettava.
Speriamo solo di non dovere attendere altri due anni per poterlo ascoltare ancora dal vivo qui in Italia…

Laura Fioravanti

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