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Ottodix_ Robosapiens

Ottodix Robosapiens 2011 Cover album

Ottodix Robosapiens 2011 Cover albumQuella del trevigiano Alessandro Zannier è anzitutto la sensibilità di un artista dal lavoro prezioso e multiforme: parliamo di un acuto osservatore, che nasce pittore ed evolve come assemblatore e creatore visivo, noto nel settore per opere come “Fear”, “I-Man”o “Sogno Di Un Avatar”, esposte in contesti di rilievo come la Biennale di Firenze o il Festival Internazionale Della Filosofia di Modena/Carpi/Sassuolo.

Opere, quelle di Zannier, tutte collegate con l’altrettanto prolifico e febbrile lavorio del suo alter ego dal nome Ottodix. Ed è proprio la figura di questo folletto alieno un po’ Ziggy Stardust e un po’ Commander Keen, che – è proprio il caso di dirlo – raffigura con digitale precisione l’ideale e strettissimo complemento dell’opera visiva del nostro, a campeggiare evocativa sulla copertina di Robosapiens.
Pubblicato da Discipline, il quarto lavoro di questo eclettico multitasking artist fa seguito al riuscito Le Notti Di Oz (2009) ed è un sentito tributo all’immaginario dei miti della fantascienza ipertecnologica.
Oltre ad essere come di consueto solo parte di un concept naturalmente basato anche sulle sue già citate creazioni visive (tenetelo d’occhio cercando in Rete il “Robosapienshow”), Robosapiens è anche e soprattutto un nuovo viaggio interstellare, che non solo non ne tradisce, ma se possibile ulteriormente ne cementa la scelta di commistione tra synth pop, elettronica e sperimentazione solidamente portata avanti.
Dunque, Asimov e Kubrick sul piano dei contenuti, ma Kraftwerk, Vangelis, Jean- Michael Jarre e Bjork (ma anche Gershwin) sul fronte musicale: riferimenti quanto mai classici per il settore (a orecchie più mainstream oriented potrà essere, pur solo vaghissimamente, indicativo menzionare i Soerba – chi li ricorda? – o certi Subsonica), ma sembrano essere solo la base di un curioso lavoro a ritroso, palesemente centrato sulla ricerca sonora e poi miniaturizzato sulla taglia piccola piccola della forma canzone, con saltuarie vie di fuga strumentali.

Tra i primi elementi a colpire di questo lavoro c’è la totale immedesimazione in prima persona di Zannier, che – coerentemente con quanto avviene tra le più antropomorfe delle sue installazioni – incarna e simboleggia con la sua stessa apparenza di cyborg il mondo che con tanta partecipazione omaggia.
Così, tra una piccola lacrima – rigorosamente sintetica – di commozione residua al pensiero della generazione cresciuta con gli “ufo robot”, una Fukushima più vera di tante altre tra quelle che ci hanno raccontato, manga, alieni, intelligenze artificiali e guerra fredda, c’è il tempo di assistere amari e impotenti a una guerra di persone che in realtà sono mondi come quelli evocati dall’omonimo singolo di lancio, e a un universo vuoto e asettico che neanche il muro di suono più monolitico può colmare.
Un lavoro efficace e ricco, che ha come solo, paradossale, grande punto debole proprio la ricchezza della ricerca che lo contraddistingue: i brani si susseguono in un unico flusso, che finisce inevitabilmente per costringere a isolare l’ascolto dei brani, senza poterne facilmente godere continuativamente. E che soprattutto rischia di penalizzare le canzoni: che avrebbero potuto facilmente essere poco altro che pretesti su cui adagiare cotanta multiversale cornucopia digitale di contenuti, e invece sono frutto del lavoro alacre e inquieto di quello che non è solo un autore visivo, non è solo uno stilista sonoro e neppure solo un dotato cantautore. Ma che, più precisamente, è Ottodix.

TRACKLIST:
01. Robosapiens
02. Ufo robot generation
03. La guerra dei mondi
04. La legge della rosa
05. Aliena
06. Aiko
07. Fantasmi
08. Colonia umanoide di Fuhushima
09. La fortezza
10. Alpha Centauri
11. Camaleonte
12. Odissea tra le stelle

Francesco Chini

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