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Kyle_ This is Water

thisiswater Kyle

thisiswater KylePotrei stare qui a farvi mille giri di parole sul senso dell’acqua, della fine, del viaggio, sulle turbe esistenziali che avrebbero potuto frullare nella testa di Kyle (alias Michele Alessi) mentre componeva questo disco e analizzare da novella psichiatra i disegni di questo enfant prodige.

Ma, dato il condizionale, avrete già capito che non lo farò, in compenso però vi tolgo da quell’incombente crisi semantica a cui andrete incontro appena comincerete a chiedervi morbosamente perché titola This is Water rimandandovi a Wallace che bene o male rimane a svolazzare su tutto il disco da diversi punti di vista insieme ad un marasma irrazionale di citazionismo. Il punto qui è un altro.
This is Water è di una semplicità talmente disarmante, ingenua e spontanea da riuscire a reprimere quel difetto congenito che si porta dietro l’essere umano da qualche secolo, quella antipaticissima parte di noi che tende sempre e comunque a complicare le cose più autentiche. Dunque niente di più semplice: quando si è oggettivamente capaci – e Michele Alessi l’ha dimostrato in tutte le sue vesti, da Captain Quentin e Vinsent in primis, ma anche in Distape, Maisie e chissà quante altre ancora non palesate – , quando ci si circonda di validissimi compagni di musica – la truppa di questo disco, tra ospiti e line up, è più che motivante –, quando sei mosso da voracità insaziabile e ne vuoi sempre di più senza limitarti – nel 2011 ha portato in giro il primo Ep omonimo, The Flying Cats Season con i Distap e Instrumental Jet Set con i CQ – beh, poi finisce che riesce anche bene fare musica e partorire gioiellini come questo. Semplici.
Ecco perché sarebbe anche un po’ superfluo starvi a raccontare di questo album che, già per il formato, si presenta come un pacchetto completo per il musicologo incallito: vinile, cd e mp3 in alta qualità scaricabili gratis (come a dirci: che altro ve devo da’, il sangue?!). Non sarebbe più una sorpresa il folk vellutato di cui è intriso il disco e il modo con cui si strizza l’occhio al baroque pop un po’ primi Belle and Sebastian tra ballad agrodolci (“Welcome Mark”, “Green Sea”), interessantissime cavalcate energiche (“Books”) e sferzate frizzanti (“This is Water”, “Last Days”, “How to Fix a Wrong Night”). Annaffiate il tutto con quella dolcezza compositiva che potrebbe ricordarci Samuel Beam e il quadro è fatto.

Ma, dato che ormai vi ho rovinato la sorpresa, posso assicurarvi che This is Water non manca certo di qualità, in primis quella cantautorale di Michele Alessi (che spesso riesce a dire cose tristissime quasi fischiettando) e non è certo seconda la tecnica compositiva. Ogni sorta di strumento – maracas, archi, marimba, organi eko e farfisa, ukulele, mandolino, ottoni, fiati, xilofono e chi più ne ha più ne metta – è perfettamente amalgamato senza intralciare l’altro, non crea vuoti o stacchi fastidiosi e rimane armonicamente coerente in ogni passaggio pur nel cambio di generi e musicisti. Molto più di “sinfonie da cameretta” come le autodefinisce Kyle. Escono quindi creature luminescenti come “Clandestine Song” con tutto il fascino indiscreto che si tira dietro una slide (mica una a caso, quella di Carlo Barbagallo) che, come il protagonista del testo, sembra sprofondare attaccandosi all’attrito di un quartetto d’archi denso di vane consolazioni. O come “Last days”, prima traccia dell’Lp, che comincia spensierata tra visioni stralunate in un’atmosfera ovattata da marimba, toy piano e… Pam! Improvvisamente sei disteso in un prato verde, con un filo d’erba in bocca (ho detto un filo!) a strimpellare la tua chitarra mentre guardi un immenso cielo azzurro. Che brutti scherzi fa certa freschezza! E prima che arriviamo a pensare che magari il resto sia un disco tutte rose e fiorellini di campo arriva un’amara eredità a smussare tutto, “Empty Fragment” ci riporta con i piedi a terra e lo fa con stile, con un orchestra speziata di ottoni, puntellata dal farfisa e addolcita dalle corde.
Ad accompagnare voce, chitarre e tastiere di Michele Alessi nei live c’è la chitarra di Aldo D’Orrico (Miss Fraulein, Muleskinner Boys), l’organo farfisa di Ignazio Nisticò e la batteria minimale di Yandro Estrada (entrambi in Camera237). Nell’album, oltre ai suddetti, ci sono ancora tanti, troppi, amici da menzionare: una buona parte della crew di Brunori Sas (Stefano Amato, Mirko Onofrio, Massimo Palermo), parte ed ex componenti dei Captain Quentin (Libero Rodofili, Filippo Andreacchio e Massimo Carere), gli ottoni della Takabum Orchestra (Mario Gallo e Giuseppe Oliveto), Maurizio Mirabelli, Carlo Barbagallo e tanti altri.
Da ascoltare e riascoltare senza farsi domande. Tanto la risposta, anche se solo in copertina, già c’è.

TRACKLIST:
1. Last Days
2. Empty Fragment
3. How To Fix A Wrong Night
4. Doggy Bag
5. Books
6. Clandestine Song
7. Cowboy Memories
8. Welcome Mark
9. This Is Water
10. Green Sea

Emiliana Pistillo

Emiliana Pistillo, Kyle, martelive, martemagazine, musica, Recensione, This is Water

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