Performante (e perforante) atleta che prende a pugni la confezione spettacolare (fino a metterne KO le più sonnolenti e ingessate recite), concentrato esplosivo di dinamiche relazionali scoppiate sul nascere, parodia d'ogni rappresentazione, Rezza con questa Doppia identità antologizza con dis-far suo le sue stesse opere (da Io a Pitecus, passando per Bahamut e l'ultimo 7, 14, 21, 28), con il contributo sacrificale di Ivan Bellavista e sopratutto in infernale collaborazione con le invertebrate e malleabili macchine sceniche di Flavia Mastrella – una gruviera di pieghe e fori da indossare e dis-ossare, dentro le quali entrare sparire nascondersi ri-farsi, in una moltiplicazione esilarante delle persone-maschere, identità friabili erose fin dalle fondamenta.
Allora il discorso di coppia si risolve sempre in un calcolato o ingenuo gioco di posizione (è tutta questione del posto che occupi, nel lavoro così come nel quadro-cornice, nella storia-plot, così come nel rapporto sessuale) e di imposizioni violente. Con costrizioni da codice sociale, morale, sentimentale da confutare.
Con la famiglia il matrimonio, l'impegno civile, fatti a pezzi a colpi di slittamenti linguistici e di sovvertimenti di direzione.
I sotterfugi razionali del potere trovano qui un imbattibile voltafaccia nella provvidenziale dissennatezza di un corpo che si fa e si disfa, s veste e si sveste, si sfianca, si consuma, si dibatte ossessivo e ossessionato.
Ossessionante. Pervertito e perturbante. Si deforma e si riforma. Mai si conforma.
Nel moltiplicarsi delle maschere e delle voci, dei rimandi alle miserie del presente o alla presunta attualità, ancora una volta è il cadavere della società a esser rabbiosamente massacrato.
dal repertorio di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, con Ivan Bellavistaassistente alla creazione: Massimo Camilli
disegno luci: Maria Pastore
foto: Stefania Saltarelli
Salvatore Insana