Per sfortuna che ci sei, regia di N. Cuche
L’estate non è certo il periodo migliore per recarsi al cinema, almeno qui in Italia. Così, Harry Potter a parte, i film in proiezione variano da opere già viste in inverno e riproposte, a film di profilo eccessivamente basso, tipo commediole demenziali o horror surreali che scadono nel demenziale, insomma la demenzialità è il fil rouge che unisce le pellicole in uscita nei cinema italiani durante il periodo estivo.
Per sfortuna che ci sei non fa eccezione e non riesce certo a staccarsi dal filone sopra descritto, ma se non altro è una commedia che riesce effettivamente a far ridere ogni tanto, e ben recitata. Per essere quasi agosto, possiamo ritenerci soddisfatti. La produzione è interamente francese, così come l’ambientazione, fatta salva qualche scena che ha luogo a Bruxelles.
Il regista, Nicolas Cuche, ci racconta la storia di Julienne (François-Xavier Demaison), che vive cercando di riconciliare coppie in crisi, ma ha nella propria vita sentimentale un disastro continuo. Questo è uno dei tanti clichè presenti nell’opera, ma almeno qui c’è l’originalità nel fatto che tutte le donne che lasciano Julienne lo fanno perché il protagonista porta loro sfortuna. Infatti, ad ognuna delle sue ex, succedono le cose più imprevedibili durante la loro relazione con lui, salvo poi tornare ad una vita serena e felice dopo averlo lasciato.
Ovviamente, proprio quando il nostro si era rassegnato, incontra la donna della vita: la bella Johanna (Virginie Efira), una designer che cerca di fare carriera conosciuta ad un matrimonio (che originalità!). Da qui la loro storia d’amore segue un intreccio piuttosto prevedibile: rose e fiori all’inizio, poi la scoperta della sfortuna di Julienne, la separazione e l’happy ending con tanto di bacio in chiesa durante il matrimonio della migliore amica di lei, sia mai dovesse mancare qualche altro luogo comune nel film. Nel mezzo qualche gag, spesso riuscita, incentrata sulla sfortuna di Julienne e gli avvenimenti che questa provoca, messe lì per far ridere lo spettatore.
Nel complesso una commedia che rasenta la sufficienza, da vedere se proprio non si ha nulla di meglio da fare…
Alan Di Forte
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