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Parabole fra i Sanpietrini III

cartolina

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Con Arido Amore

Gobetti -4Era un giovane alto e sottile, disdegnava l’eleganza della persona, portava occhiali a stanghetta, da modesto studioso: i lunghi capelli arruffati dai riflessi rossi gli ombreggiavano la fronte”. Queste parole di Carlo Levi sono il ritratto di Piero Gobetti, l’intellettuale antifascista morto a soli 25 anni, a cui la Compagnia Teatrale di Roma Franz Biberkoff in collaborazione con OlivieroRavelli_Teatro ha dedicato lo spettacolo Con Arido Amore, Piero Gobetti andato in scena come di consueto al Forte Fanfulla il 23 e 24 febbraio.
Con la regia di Francesca Guercio, drammaturgia di Emanuela Cocco e la collaborazione di Fabio Massimo Franceschelli, Fabio Iannuzzi e Furia Elettrica, lo spettacolo racconta la storia di un insegnante di scuola superiore, un certo Nicola Bologna, interpretato da Claudio di Loreto, il quale apprende il risultato del referendum sull’accordo tra la FIAT e gli operai con molta tristezza e preoccupazione, tanto che decide di fare una lezione incentrata sul potere della forza operaia sottolineata dal giornalista e scrittore Piero Gobetti. Durante una manifestazione dei lavoratori Nicola viene colpito alla testa, perde la memoria e inizia a credere di essere proprio l’intellettuale torinese inseguito dal regime fascista. Si nasconde in un supermercato dove, in preda all’angoscia, nella sua testa si confondono i messaggi pubblicitari del supermercato con il discorso di Benito Mussolini, mentre ordina la persecuzione di Gobetti.
Il tempo passato e quello presente si mischiano nella mente di Nicola, il quale inizia ad interloquire con i clienti del supermercato, quegli spettatori a cui rivolge domande non pretendendo risposte, mentre risuonano le interviste degli operai che hanno votato il referendum indetto dalla dirigenza FIAT, quel referendum-ricatto contro cui si scaglia Nicola/Gobetti. L’intellettuale torinese e l’insegnate smemorato si rivolgono agli operai, a quelli di ieri e a quelli di oggi, quelli della FIAT e a quelli di qualunque altro stabilimento: la repressione e la mancanza di diritto non vengono cancellati con il passare del tempo, sono sempre integri, intatti come la voglia di ribellione e parità di diritti umani.
Claudio di Loreto
dà vita ad uno spettacolo che offre degli interessanti spunti di riflessione sulla condizione sociale italiana, attraverso un percorso storico che parte dalla posizione di Gobetti, dai suoi discorsi circa il malessere sociale e la possibilità di riscatto contro qualsiasi tentativo di repressione, chiamando in causa la dittatura fascista e le relative conseguenze. Il tentato coinvolgimento del pubblico, la sua espressività, l’ardore che sprigiona dai discorsi mentre si avvicina ai suoi interlocutori, sottolinea la personalità di Piero Gobetti, un uomo, un giornalista, un intellettuale le cui parole, i cui discorsi liberali e indignati riescono ad essere semplicemente attuali, penetrabili in questo nostro presente precario, proprio come la vita di Nicola. La Rivoluzione liberale è ancora lontana.

Eva Di Tullio

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