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Exit sul palco

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Vanitas
 

Vanitas.pLa rassegna teatrale EXIT- Emergenze per Identità Teatrali ha ospitato il 16 dicembre lo spettacolo Vanitas, della Compagnia Teatro La Scaletta in collaborazione con il Circolo degli Artisti, tratto da La Commedia della Vanità di Elias Canetti, con l’adattamento di Silvana Tamma e con la regia di Luca Ventura.
Partendo da un presupposto particolarmente significativo nella vita dell’uomo, ovvero il rapporto con il suo ego figurativo, gli attori hanno dato vita ad uno spettacolo che lascia riflettere lo spettatore, conducendolo in una dimensione indefinita.
In una città sparsa chissà dove, in un tempo imprecisato, uomini e donne vengono privati della loro identità fisica: specchi, fotografie e ritratti devono essere eliminati completamente dalla loro vita. Qualsiasi strumento possa riprodurre immagini è severamente vietato da un dittatore invisibile quanto onnipresente, il quale costringe i personaggi di questo spettacolo a sostituire l’immagine con la parola. E l’uso della parola li rende schiavi di un meccanismo fugace, dove la vaghezza e l’incomprensione regnano sovrani.
Tanti personaggi costretti a ignorare la loro fisicità e a proferire parole, dialoghi provocatori e sempre in gara l’uno con l’altro.

Tre donne si confrontano in una competizione fatta di fotografie di parenti e amici che tengono stretta e lontana da occhi indiscreti, tre donne diverse e uomini intrappolati da una realtà che li vede succubi di una legge che proibisce loro di osservarsi, di guardarsi negli occhi, soprattutto di adularsi.
Tra battute e scene coreografiche, gli spettatori assistono ad una vera e propria autodistruzione della propria individualità che soccombe al facile gioco dell’inganno, attraverso le parole che continuano a cibarsi di arroganza e superbia all’ennesima potenza.
Provate ad immaginare come si potrebbe vivere senza potersi guardare allo specchio, senza poter osservare la propria persona cambiare, migliorare e invecchiare con il tempo che scorre proprio li davanti a noi. Provate a pensare di costruire un futuro fatto solo di parole e gesti lontani dall’acquisizione della propria personalità, lasciando spazio a parole e pensieri che si intersecano nella nostra mente, nel nostro immaginario. Parlare di se stessi e confrontarsi con l’altro rinnegando la propria fisicità, significa fare finta che il tempo non esista, vuol dire piegarsi ad un orrendo destino che ci priva di ogni illusione e ci nasconde la possibilità di cambiare una parte di noi stessi.

Eva Di Tullio

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