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Exit sul palco

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Il tempo di Una Sigaretta

tempodiunasigaretta emanuelascola 005Poche storie d’amore sopravvivono al tango. Poche storie d’amore sopravvivono alla differenza di età. Dante e Ginevra lo sanno. Lui (Roberto Mantovani), professore di letteratura, un po’ altezzoso, saccente, ma al contempo terribilmente affascinante. Lei (Francesca Palmas), una giovane, bella ed insicura aspirante giornalista, dominata da un’insaziabile fame d’amore. Un amore, il loro, che alterna momenti d’ironia e dialoghi punzecchianti, ad un’intensa passione, alla voglia di unirsi come cosa unica, sola ed indissolubile, per poi tornare a dividersi in due vite fin troppo diverse e lontane.
Un amore di generazione in cui il maturo Dante ritrova la serenità e la sorpresa che è solo negli occhi dei giovani. Per questo ama Ginevra, perché lei non è ancora disillusa, perché sa sorprendersi, perché lo ascolta trasognante mentre recita i versi dei poeti, perché lei adora imparare da lui ad essere donna.
Quando meno se l’aspetta lo stravolge, lo seduce senza vergogne come una bambina che in un attimo si trasforma in una femme fatale. Per Ginevra, quell’uomo un po’ burbero è il tutto che aveva sempre cercato. La completa, la fa sentire viva, lo ama senza porsi il perché dell’amore, ne è avvinta, catturata. E’ il suo Lui.

L’intera storia è scandita da L’Altro. Un giovane, interpretato da Angelo Rinna, che prima di Dante, fu l’amore di Ginevra. Un drammaturgo senza nome con una personalità contraddistinta dal voler essere tutti e nessuno. E’ lui che ci racconta chi sono Dante e Ginevra. E’ un moderno Iago, che gioca con il destino della donna che gli ha spezzato il cuore. Colonna sonora di questo menage à trois è il tango, ed è affidata a Teodora Rusitce Prom Art Tango Orchestra. Due ballerini, la voce di una cantante e il miglior repertorio tanghero ritmano la gelosia del drammaturgo, la triste allegria di Ginevra, l’eleganza di Dante, l’ardore di un amore rapito al tempo.Sono il doppio degli attori e il loro contrario.

In cinquanta minuti di spettacolo diretti da Massimo Zulli e con una perfetta drammaturgia, quella di Enrico Antognelli, si viene assorbiti da un uragano di sensazioni e di anime e quasi in maniera catartica si sceglie a quale di queste appartenere.
Il tempo di una sigaretta diventa così per il drammaturgo l’unica ragione di vita, la sua opera, tutto ciò che lo rappresenta. Gli permette di ingannare il tempo durante l’attesa del ritorno di Ginevra. Con cinismo guarda quella storia “nabokoviana” e sa che prima o poi finirà e Ginevra incapace di stare da sola tornerà da lui.
Accade. Dante si ammala e lascia Ginevra perché non può sopportare che l’ammirazione della ragazza si trasformi in compassione. Così, senza troppe spiegazioni, mette le sue cose in valigia e la manda via dalla sua vita, dalla sua casa, da quel guscio in cui i due si erano amati, da quel tempo fermo e lontano dal resto del mondo.
Ginevra si ritrova catapultata in quel turbine di insicurezza che da sempre l’accompagna, e torna dal giovane che l’aveva attesa. Torna perché non sa dove andare, non sa cosa fare. Torna senza concedere il suo cuore, torna perché ha troppa paura.
Il tango diventa triste, si sfuma e infine svanisce. I due giovani sono ora a confronto e accumunati da un cuore spezzato. Prendere una qualunque decisione adesso è impossibile. C’è solo una cosa da fare: sedersi, accendere una sigaretta e concedersi quei cinque minuti di nulla.

Ornella Stagno

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