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Memoria in chiaroscuro: Frida Kahlo

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[L’ILLETTERATA]

evakentDi una tenerezza disarmante, questo diario apocrifo della pittrice messicana Frida Kahlo dal titolo emblematico Memoria in chiaroscuro, opera di Olivia Casares, edito in Italia dalla Iacobelli Editore.

Ritratto di una donna speciale che condusse una vita eccezionale, Frida Kahlo nelle parole della Casares si rivela per quell’artista geniale che era: mito del Novecento al pari di tanti altri colleghi uomini quali Breton, Kandinsky, Picasso e dell’amato marito Diego Rivera, illustre pittore murale dell’epoca.
Dalla vita travagliata, Frida Kahlo emerge in questo romanzo come una donna dalla forza Casares_Memoria_in_chiaroscurosovrumana. Figlia di Wilhelm Kahlo, ebreo tedesco emigrato in Messico dall’Ungheria, nacque nel primo decennio del secolo scorso. Fu affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiarono per poliomielite, e fin dall’adolescenza manifestò talento artistico e uno spirito indipendente e passionale, riluttante verso ogni convenzione sociale, ma fiaccata nel corpo.
A 17 anni rimase vittima di un grave incidente stradale tra un autobus su cui viaggiava e un tram, a causa del quale riportò gravi fratture, inoltre un corrimano dell’autobus si staccò, le trafisse il fianco e uscì dalla vagina. Ciò la segnerà a vita costringendola a numerose operazioni chirurgiche. Fu costretta ad anni di riposo nel suo letto di casa col busto ingessato. Questa forzata situazione la spinse a leggere libri sul movimento comunista e a dipingere. Il suo primo soggetto fu un suo autoritratto che in seguito diede in dono al ragazzo di cui era innamorata. Da ciò la scelta dei genitori di regalarle un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo tale che potesse vedersi, e dei colori; cosicché iniziò la serie di autoritratti. Dopo che le fu rimosso il gesso riuscì a recuperare la capacità di camminare, sebbene non senza dolori, che sopporterà a vita. Portò i suoi dipinti a Rivera, per avere una sua critica. Rivera rimase colpito dallo stile moderno della giovane artista tanto che la trasse sotto la sua ala e la inserì nella scena politica e culturale messicana.
Divenne attivista del partito comunista messicano cui si iscrisse nel 1928, e nel 1929 il 21 agosto sposò Rivera, che era al suo terzo matrimonio, pur sapendo dei continui tradimenti a cui andava incontro. La sua vita coniugale fu caratterizzata da una passione e un amore incontrollabili e piuttosto discussi all’epoca, ai quali si alternavano momenti di depressione e dolore dovuti ai tradimenti di lui, tanto che anche la Kahlo prese a fare lo stesso, sperimentando anche esperienze omosessuali. Ebbe – dicono le cronache – numerosi amanti, di ambo i sessi, con nomi che, neanche all’epoca, potevano passare inosservati, come quello del rivoluzionario russo Lev Trotsky e del poeta André Breton. Fu amica e probabilmente amante di Tina Modotti, militante comunista e fotografa nel Messico degli anni Venti. Il suo cruccio maggiore fu però quello di non aver avuto figli.
Pochi anni prima della sua morte le venne amputata la gamba destra, in evidente stato di cancrena. Le ultime parole che scrisse nel suo diario sono “Attendo con gioia la mia dipartita. E spero di non tornare mai più.

frida_kahloTutto questo è raccontato dalla voce limpida e ferma di Olivia Casares, classe 1955, studiosa di storia dell’arte. La Casares condisce la narrazione biografica con gli elementi pittorici tipici dell’arte della Kahlo, raccontandoci per voce della pittrice messicana come sono nati i suoi quadri, cosa rappresentano, e che ruolo hanno avuto nella sua espressione di sé.
La Kahlo nei suoi ritratti raffigurò molto spesso gli aspetti drammatici della sua vita. Il rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato ha caratterizzato uno degli aspetti fondamentali della sua arte. Allo stesso tempo nei suoi dipinti, soprattutto nei suoi innumerevoli autoritratti coglie l’occasione di difendere il suo popolo, facendovi confluire quel folclore messicano e quell’autobiografismo utopico che li rende originali rispetto alla canonica pittura storica, spesso rendendo l’impatto ancora più forte con l’utilizzo di elementi fantastici accostati a oggetti in apparenza incongruenti, che la accostano alla corrente surrealista e esplicano il suo stato interiore e il suo modo di percepire la relazione con il mondo.
La scrittura piana, malinconica della Casares che registra i sentimenti e i momenti creativi rende accessibile la narrazione anche ai non conoscitori della storia personale della Kahlo, intriga con la semplicità del racconto che, pure, è estremamente intimista, di rilievo psicologico e zeppo di informazioni e interpretazioni e convalida appieno ciò che disse Diego Rivera di lei: “Ti stai trasformando in una leggenda, nessuna donna artista prima ha affrontato le sfide dell’arte e della vita come te”.
Da leggere assolutamente, per meditare sulla voglia di vivere…

Olivia Casares, Memoria in chiaroscuro. Diario apocrifo di Frida Kahlo, Iacobelli Editore, pag. 117, € 23

Eva Kent (evakent.74@gmail.com)

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