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Roma incontra il Mondo: Devendra Banhart, Margherita Hack & Ginevra di Marco, Nobraino

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Devendra Banhart

devendra_banhart_2308bNon sembrava potesse trattarsi proprio di lui, quando è salito sul palco sbarbato e ben composto come un educato giovane glamour con chitarra acustica a tracolla. Eppure si trattava proprio di un Devendra Banhart sotto inedita veste, ripulito della sua maschera da mistico fascinoso clochard e nuovamente a Roma alcuni mesi dopo il concerto all’Auditorium, questa volta come primizia prelibata servita al numeroso pubblico dell’arena estiva di Villa Ada in data 19 giugno.
Concentrato di dolcezza e di perdizione a bassa fedeltà, capace di sonorità dalle stralunate frequenze e di un canto che con disinvoltura vira dalla lingua inglese a quella spagnola e viceversa (nato in Texas e trasferitosi nell’infanzia in Venezuela, per tornare poi a vivere in California, girando gli States con la chitarra) Devendra è la rilassatezza in forma canzone, l’interprete di un folk a tratti incantatore e in altri momenti dalle risonanze lisergiche, quelle di chi ha per saggiato le potenzialità visionarie della vita nomade.

Ma sotto un cielo gravido d’energie estive e in compagnia dei The Grogs, la band guidata da Noah Georgenson (l’amico e produttore che ormai quasi un decennio fa contribuì alla scoperta del fenomeno Devendra, prodotto all’esordio dalla Young God di Michael Gira) e che da tempo è al seguito dei live del songwriters – curando anche gli arrangiamenti dell’ultimo album  What will we be (2009) – quel che Roma ha ammirato è piuttosto un cantante trasformatesi repentinamente, causa o merito del contesto ben poco intimo, in leader di una affiatata rock band incline a farsi trascinare dal largo pubblico dell’arena da concerto, alternando “classici” estratti dai primi album con brani del già citato ultimo lavoro.
E poi verso una sfrenata festa dionisiaca, la pioggia a cadere proprio durante il bis, tutti a rifugiarsi incantati o sorpresi sotto gli striminziti tendoni del parco-villaggio, là dove la luce riflessa nel laghetto bucava l’acqua con le gocce di una inedita perfetta mezzanotte.

Salvatore Insana

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